“Siamo amareggiati da questa decisione che si fa beffe di un privato cittadino mettendo in evidenza in modo inequivocabile la natura della classe politica che governa Castiglione della Pescaia”.
È durissima la reazione dell’architetto Massimo Felicioni alla delibera con la quale il Consiglio comunale castiglionese avrebbe messo la parola fine all’annoso contenzioso che lo divide dalla sua famiglia.
Il contenzioso
Contenzioso che parte da lontano, dal periodo che va dal 1964 al 1978, anni nei quali il geometra Mario Felicioni realizzò una serie di opere di urbanizzazione, di fondamentale importanza strategica, nella zona del Poggio alle Trincee destinata ad uno sviluppo edilizio. Sviluppo che però non ci fu per l’intervento della Regione, che negò l’edificabilità dell’area. Le opere restarono li e, siccome in zone vicine furono costruite abitazioni negli anni successivi, queste stesse opere furono fatte proprie dal Comune senza riconoscere nulla alla famiglia Felicioni.
Le opere in questione sono la strada di Poggio alle Trincee, le condotte idriche e le fogne, l’illuminazione e tutto quanto serviva per lo sviluppo edilizio dell’area.
“In tutti questi anni l’amministrazione comunale non ci ha riconosciuto assolutamente niente – continua Felicioni – assumendo nei nostri confronti un atteggiamento vessatorio. Anzi si è trincerata per anni nel silenzio più assoluto. E adesso che il Consiglio di Stato, con la sentenza 04696/2014, ha costretto l’amministrazione a prendere una decisione se far proprie quelle opere riconoscendone a noi il valore o se restituircele, arriva questa ennesima beffa”,
La delibera adottata durante il Consiglio comunale di lunedì scorso prevede infatti un risarcimento “irrisorio”, secondo Felicioni, che promette battaglia fin quando la sua famiglia non sarà risarcita.