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La ricetta di “Gente di Follonica” per salvaguardare la pineta della Città del Golfo

di Redazione
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Abbiamo ricevuto e pubblichiamo integralmente un comunicato di “Gente di Follonica”, lista civica che sostiene la candidatura di Andrea Benini a sindaco della Città del Golfo:

Le nostre pinete sono in crisi non essendo in grado, ormai, di riprodursi autonomamente per la natura stessa del tipo di pianta (il pino non cresce all’ombra).

I parchi sono stati un intervento artificiale, motivato dalla volontà di proteggere i terreni bonificati dall’avanzare della duna (proprio così, sembra strano, ma le pinete servono per bloccare la duna, non per proteggerla!).

E’ necessario partire da questo per capire che con la natura, per quanto ‘artificiale’, non è possibile alcuna demagogia e soprattutto ignoranza. Il recupero delle pinete, con priorità a quella di ponente, è un obiettivo necessario, ma di lungo periodo: il pino ricresce solo se ha abbondante spazio rispetto a quelli esistenti e tanto sole; la sua crescita è lenta ed è corretto fare le piantagioni con piante piccole (una pianta già sviluppata costa molto di più e non offre garanzie di vivere; al contrario di quello che abbiamo sentito erroneamente sostenere in questi mesi).

Nel tempo, le pinete sono divenute parchi urbani che caratterizzano l’ambiente cittadino (e l’identità della nostra città), come il mare; sono un segno distintivo, un luogo di svago, un ecosistema fondamentale.

Il primo obiettivo da perseguire, avviato dall’amministrazione attuale, ma ancora lontano, è quello del passaggio di proprietà dal demanio al Comune stesso. Questo permetterà di utilizzare i proventi delle concessioni delle attività presenti direttamente negli interventi di manutenzione e per nuove piantumazioni.

Il secondo è sviluppare la collaborazione con il Corpo forestale, per programmare i tagli e gli interventi sostitutivi, non solo delle piante a rischio di caduta, ma anche in funzione della lotta contro il devastante coleottero parassita presente.

Programmare e diversificare le azioni tra le due aree, quella di levante e quella di ponente, perché hanno gli stessi problemi, ma condizioni diverse (dobbiamo evitare che da Senzuno al Puntone la pineta decada con la rapidità con cui è accaduto a quella di ponente).

Coinvolgere volontariato e scuole nella cura delle nuove piantagioni, sia come forma didattica e formativa, sia come crescita del ‘senso di responsabilità’, promuovendo il metodo ‘adotta una pianta’.

I tempi di sostituzione sono lunghi (per vedere le piante adulte occorrono tanti anni). Le piantagioni in corso sono in prevalenza di pino, ma comprendono anche essenze arboree tipiche mediterranee a crescita più rapida (il leccio ad esempio).

Uno dei primi compiti che ci prendiamo, assieme all’acquisizione al patrimonio pubblico di questi parchi, è quello di promuovere, con la collaborazione degli esperti forestali (il corpo statale in primis), una campagna di informazione e di consultazione dei cittadini per decidere il piano di intervento, ovvero se puntare decisamente alla ricostruzione delle pinete (di soli pini) per i nipoti o di un parco misto (pini, lecci, e altri) in parte ricostruibile in tempi un po’ più brevi, diciamo per i figli.

Questi sono i grandi temi da affrontare con serietà e competenza, conoscenza ed informazione, chiedendo ai cittadini con un referendum consultivo di scegliere, senza promettere ciò che non è possibile per motivi, questi sì naturali, ossia ricostruire la pineta di ponente in 5 anni”.

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