Salvaguardare la pur scarsa presenza industriale della provincia di Grosseto, fare quadrato intorno all’ipotesi di fare del porto di Piombino il polo nazionale dello smaltimento delle navi militari e commerciali e premere affinché la Regione Toscana affronti con misure specifiche la “questione Grosseto”, perché bassa crescita e gap infrastrutturale ne minano i fondamentali economici e occupazionali.
Sono i tre punti principali del documento approvato dal Comitato direttivo provinciale dello Spi Cgil, che è particolarmente preoccupato delle condizioni economiche della provincia di Grosseto, dove a fronte di crisi aziendali e disoccupazione crescente «pensionate e pensionati spesso assolvono al delicato compito di ammortizzatore sociale delle famiglie in difficoltà».
Lo Spi Cgil non vede la «luce in fondo al tunnel», a causa di «decine di migliaia di iscritti al collocamento, lavoratori in Cig, disoccupazione e mobilità», con crisi aziendali che si susseguono dalla «MetalMaremma, a Edil Brizzi, Eurovinil, Porto di Scarlino, fino a Caldana-Hisotec e Istituto di Vigilanza, solo per citare le più recenti».
Altro motivo di preoccupazione per i pensionati dello Spi Cgil sono le «ricadute economiche e sociali che possono riflettersi sull’economia della nostra provincia per la crisi della siderurgia a Piombino. Non “solo” per il futuro della Lucchini, ma anche per le prospettive della Magona, da mesi interessata da contratto di solidarietà, o della Dalmine, interessata dalla Cig. Per non parlare delle imprese appaltatrici, ormai allo stremo e al collasso».
Il motivo maggiore di preoccupazione sta nel fatto che, «anche a fronte di primi segnali di ripresa di alcuni compari manifatturieri, a partire dell’agroalimentare, non corrisponde una ripresa sul piano occupazionale».
Da qui la sollecitazione alle forze politiche e ai livelli istituzionali a fare fronte comune, stringendosi intorno alle politiche economiche della Regione Toscana, ma anche chiedendo una nuova attenzione a quella che definiscono “questione Grosseto”.