Abbiamo ricevuto e pubblichiamo integralmente un comunicato di Giacomo Cerboni, esponente del Nuovo Centrodestra e consigliere comunale di Grosseto:
“I grossetani stanno ricevendo in questi giorni i saldi della Tares; in molti casi, in particolare per le famiglie più numerose, l’importo complessivo è anche raddoppiato, rispetto a quanto pagato con la Tarsu 2012; nei casi di singoli occupanti immobili di ampie dimensioni, invece, si registrano dei risparmi. Per le attività economiche il peso è irresponsabilmente insostenibile.
Non è una scelta del Comune che l’intero costo del servizio (più di 20 milioni per il 2013) debba essere ripartito tra i cittadini, mentre fino allo scorso anno una parte del costo veniva coperta con le altre risorse comunali; né il Consiglio comunale ha potuto operare una migliore modulazione delle aliquote. Tutto è stabilito dalla legge nazionale.
Tuttavia, se a Roma hanno imposto ai Comuni di dover esercitare questa tassazione iniqua e paradossale, anche la vicenda Tares mette in evidenza le oggettive responsabilità politiche sulla gestione delle risorse da parte della maggioranza che governa il Comune, che continuiamo a contestare.
Per la Tares i grossetani dovranno sborsare 3,5 milioni in più dell’anno 2012. E nonostante che questi liberino altrettante risorse nel bilancio comunale (usate in passato per coprire parte del servizio), a cui si aggiunge l’ulteriore prelievo di altri 1,7 milioni da addizionale Irpef deciso quest’anno dalla maggioranza (dopo un analogo sacrificio chiesto già nel 2012), non si registrano significative riduzioni di altre imposte a beneficio di tutti i cittadini.
Infatti, se è pur vero che una buona parte di questi 5,2 milioni di incremento della tassazione è assorbita dai tagli ai trasferimenti statali, vanificando i sacrifici dei grossetani, a metà del proprio mandato la maggioranza continua a non prendere decisioni strutturali sulla riorganizzazione della spesa e dei servizi comunali e si dimostra ancora inadeguata nelle scelte di breve periodo.
Non solo per ridurre l’esorbitante costo del servizio rifiuti, che darebbe ossigeno alle risorse locali. Ma perché attualmente la situazione locale richiede al Comune di non limitarsi a tagliare la spesa, ma di rinunciare del tutto ad alcune spese. Non possono essere più forniti alcuni servizi, né manutenuti tutti gli immobili posseduti, né erogati alcuni benefici economici che riguardano servizi non essenziali. Le compartecipazioni devono essere rimodulate per tipologia di servizio; il patrimonio invenduto essere valorizzato.
D’altra parte, per la carenza di risorse e per le norme sul turn over del personale, i servizi fondamentali devono essere sì mantenuti, ma riorganizzati. Penso ad esempio ai servizi educativi: costano quasi 5 milioni di euro all’anno e non sono per tutti. L’anno passato si è preferito aumentare le rette invece di ridurre i costi del servizio e magari aumentare l’offerta introducendo i buoni-asilo.
Il Comune di Grosseto non si può più permettere questo ‘tenore di vita’, perché lo pagano i cittadini. Una strutturale riorganizzazione della spesa consentirebbe di ridurre un po’ alla volta l’Imu e l’addizionale Irpef. Sulla Tares il Comune non può fare molto, ma se continuerà a fare poco anche sul resto, le famiglie grossetane, specialmente quelle più numerose, continueranno ad essere vessate senza beneficiare di un miglioramento dei servizi”.