Abbiamo ricevuto e pubblichiamo integralmente un comunicato di Mauro Pasquali, coordinatore provinciale dell’Italia dei Valori, sulla sentenza del Tribunale di Grosseto che ha stabilito che la proprietà della Mabro ha esercitato una condotta antisindacale nei confronti degli operai dell’azienda grossetana:
“Finalmente è arrivata la sentenza tanto attesa: il tribunale di Grosseto ha stabilito che la proprietà ‘Abbigliamento Grosseto”’ si è macchiata di condotta antisindacale in base all’articolo 28.
La vicenda risale alle due assemblee richieste da Filctem Cgil in data 30 aprile e 6 maggio. In quelle due occasioni la proprietà aveva negato ai lavoratori la possibilità di condurre un’assemblea nei locali aziendali. Secondo l’azienda era inopportuno tenere assemblea in quanto avrebbe fornito la possibilità di creare un clima minaccioso, con l’interruzione del lavoro e l’arbitraria permanenza nei locali aziendali. Motivazione che il giudice Vincenzo Pedone ha definito non idonea a giustificare il diniego, sia per evidente mancanza di nesso tra l’esercizio e il diritto di assemblea, sia per la mancanza di prova di tali atteggiamenti.
La sentenza rappresenta un successo soprattutto morale per i lavoratori della ex Mabro. Crediamo la sentenza costituisca un giusto ripristino di un diritto fondamentale per tutte le lavoratrici della Mabro.
Ancora una volta l’azienda si è dimostrata inadeguata e incapace di darsi un serio piano di rilancio, cercando di nascondere la propria incapacità imprenditoriale, ma calpestando, ancora una volta, i diritti delle lavoratrici.
Adesso via alla presentazione della Prodi bis, ritenuto da tutte le organizzazioni sindacali e da tutte le istituzioni come lo strumento più idoneo, da noi più volte richiesto e approvato dallo stesso consiglio regionale toscano.
Per il bene del tessuto produttivo e del futuro delle lavoratrici auspichiamo che il presidente Rossi incontri i sindacati e le lavoratrici della Mabro. Siamo infatti convinti che un percorso di salvataggio possa essere facilitato, sgombrando il campo da dubbi e sospetti, da un corretto dialogo non consociativo e nella chiarezza con le istituzioni”.