Lucia Matergi, consigliera regionale del Partito Democratico, interviene sui tagli decisi dal Governo alle risorse destinate alle Regioni per le politiche della salute:
“Le risorse destinate alle regioni per il governo delle politiche della salute subiscono un taglio drammatico, tanto che per la Toscana si parla di 700mila euro da qui al 2015. Come si può immaginare che questo nuovo e inquietante scenario non si traduca in perdita globale per le comunità?” si chiede Lucia Matergi.
“Da qui l’impegno a calibrare le azioni della giunta regionale perché il danno sia il minore possibile e perché le sue ricadute siano più miti nei confronti delle fasce della popolazione più fragile. – prosegue la consigliera regionale -. In questa prospettiva acquista un senso politico la scelta di esentare dai ticket i redditi più bassi o i cittadini più svantaggiati, come quella di mantenere il fondo per la non autosufficienza, nonostante il suo azzeramento nazionale, che impone alle Regione Toscana di contribuire con risorse completamente sue, o come la decisione di potenziare il progetto per la vita indipendente, un’idea coraggiosa e innovativa per garantire pari opportunità a chi da persona disabile non vuole rinunciare a un’esistenza a 360°.
Certo, l’accentramento del settore della prevenzione, un settore fondamentale sempre, oggi di più, anche alla luce del nuovo modello di salute, più orientato sul mantenimento dello stato di benessere che sulla cura dello stato di malattia. Ma non si tratta di accentramento fiorentino centrico, bensì provinciale. E qui di dovrà verificare, questo sì, la capacità delle singole aziende sanitarie di conciliare centro e periferia; una partita difficile, ma misurabile senza sconti”.
“Quanto alla Società della Salute, – spiega Lucia Matergi – siamo convinti che si è trattato di una grande idea e che ha imposto un cambiamento radicale di mentalità indispensabile per modificare obiettivi e priorità: un consorzio tra i Comuni e le Aziende sanitarie per condividere paritariamente un progetto globale, o meglio, una filosofia di integrazione tra azioni sanitarie e sociali capace di tradurre in norma il principio per cui la migliore forma di risparmio in sanità passa dal mantenimento in salute.
Se le Società della Salute saranno superate ciò, più che la scelta autocratica del presidente della regione toscana, questo sarà frutto dell’accavallarsi dei provvedimenti legati al loro profilo giuridico, messo in dubbio dal decreto legge Calderoli e mai chiarito poi fino in fondo, per cui diventa oggi improponibile fondarsi sulla forma consorzio per gestire le politiche sociosanitarie.
Siamo convinti che a tre cardini non possiamo rinunciare: integrazione sociosanitaria, corresponsabilità enti locali-aziende sanitarie, partecipazione delle comunità”.
“Proprio per questa convinzione, – conclude la consigliera regionale – possiamo superare anche le attuali forme di gestione, ma vogliano trovare, e le troveremo, nuove modalità che non facciano tornare i cittadini toscani indietro di decenni.
Questo è l’impegno di tutti coloro che, nelle diverse sedi e nei diversi ruoli, rappresentano il Pd in Toscana”.