Pubblichiamo integralmente l’intervento del sindaco Emilio Bonifazi durante il consiglio provinciale aperto che ha affrontato il tema del riordino delle Province:
“Condivido pienamente questa discussione di oggi che si svolge nella sua sede più naturale. Condivido innanzitutto la constatazione che ci troviamo, nostro malgrado, di fronte ad una prospettiva di radicale trasformazione dell’assetto istituzionale degli enti locali.
E tutto questo non lo si può affrontare, anche guardando all’Europa, se non ripartendo dai territori, da quell’espressione oggi sempre più in voga del cosiddetto “glocal”. E invece il “Decreto Salva Italia” e il successivo Decreto n. 95 del luglio 2012, ci mettono di fronte alla riduzione un po’ scriteriata delle Province, quasi ad accettare passivamente la diffusione di tanti luoghi comuni. E, ancor preggio, ci troviamo di fronte alla trasformazione delle Province in enti non eletti dai cittadini.
Siamo qui per dire che non siamo disposti ad accettare passivamente questa decisione e che vogliamo far sentire le nostre ragioni. E io certamente, che non ne ho fatta una questione di campanile finora, continuerò in questo modo. A parlare sono fatti e norme.
Dunque non ci piace questo percorso. I rigidi criteri della Legge non dicono la verità sui territori, ma se contano solo i numeri, allora è anche evidente a chi spetta il capoluogo. Oppure si ridiscute tutto, persino la collocazione di area vasta; e allora perché non guardare verso il mare?
I criteri numerici di estensione (2500 kmq) e demografici (350mila abitanti), come tutte le cifre nude e crude peccano in elasticità, non tenendo conto della storia, delle vocazioni e della struttura sociale ed economica dei territori. Se a questo aggiungiamo la questione di un ente che non sarebbe più eletto direttamente dai cittadini, la frittata è completa.
Grosseto è una delle più grandi province italiane, con popolazione scarsa ma con peculiarità che difficilmente trovano riscontro altrove. E comunque, se di numeri si tratta, allora vanno guardati tutti e, nel caso di accorpamento con Siena e Arezzo, il capoluogo sarebbe Arezzo (oltre 100mila abitanti). Solo con Siena il capoluogo è Grosseto (perché ha quasi 30mila abitanti di più). Su questo non credo sia possibile discutere, ma se si discute, allora si discute di tutto. Se provincia e capoluogo non possono restare qui perché si deroga alle linee guida del Governo, allora si riapra tutta la questione, a partire dalla nostra collocazione di area vasta. Chi l’ha detto infatti che non possiamo riunire la continuità naturale con la Val di Cornia e Piombino e restare provincia, oppure anche formare con Livorno, Pisa e Lucca una grande provincia del Litorale? Avrebbe certamente senso iniziare a coordinare politiche turistiche, culturali, ambientali e portuali con Livorno piuttosto che con Siena. Si possono sicuramente immaginare nuovi sviluppi guardando più ad un’economia del mare che verso l’entroterra.
La perdita del criterio elettivo diretto per le Province è una iattura. Chi li mette d’accordo tanti comuni diversi, territorialmente e politicamente, su scelte di area vasta e di rete? Un ente privo di legittimazione democratica e popolare, alle cui riunioni non andrebbe nessuno, sarebbe solo schiavo dei “localismi”. La realtà, insomma, è che a pagare sarà la qualità dei servizi al cittadino e qualcuno, adesso, se ne accorge solo perché ne fa una guerra di campanili. Sempre nessuno parla di disboscamento di tanti enti, società ad hoc e agenzie che rappresentano, quelle sì, una vera spesa improduttiva.
Con la Provincia se ne vanno quindi anche la Prefettura, la Questura, i Comandi delle Forze dell’Ordine, l’Agenzia delle Entrate, l’Inps e gli uffici scolastici. Che ne sarà dei servizi? Dubito che ci saranno reali risparmi nell’abolire le province a parte qualche scalpo per rabbonire quanti sono alla frenetica ricerca di un capro espiatorio che giustifichi il baratro in cui è stato gettato il Paese.
Il personale delle province andrà alle regioni e ai comuni e le spese sostenute dalla Provincia dovranno continuare ad essere sostenute, perché non credo che le strade provinciali verranno abbandonate, tanto per fare un esempio.
Che cosa chiediamo a Stato e Regione? Innanzitutto:
- che le province restino elettive;
- che la cosiddetta riforma dia più tempo ai territori per stabilire il proprio destino evitando localismi da una parte e centralismo regionale dall’altro;
- lo scioglimento di oltre 3mila tra enti e società di ministeri e regioni, cresciuti a dismisura proprio negli ultimi anni. Ad occuparsi di quelle funzioni sarebbero proprio i comuni e le province.
Specificamente per Grosseto, esistono legami con Siena ma, a mio modo di vedere, non mancano nemmeno con il resto del litorale toscano. Comunque è evidente il legame con Piombino e la Val di Cornia. In fondo, come dice anche l’Anci Toscana, siamo l’unico territorio che può scegliere la sua area vasta.
Questo è quanto andremo a dire al Consiglio delle Autonomie della Toscana attraverso il nostro Presidente della Provincia, Leonardo Marras”.