Home Economia Piccoli negozi chiudono, Confcommercio: “Serve rivoluzione culturale e comprendere valore sociale”

Piccoli negozi chiudono, Confcommercio: “Serve rivoluzione culturale e comprendere valore sociale”

di Redazione
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Grosseto. Negli ultimi giorni le cronache giornalistiche sono tornate ad occuparsi del crescente fenomeno della desertificazione commerciale, in atto già da alcuni lustri. A toccare questo tema è stato anche, di recente, il parlamentare grossetano Marco Simiani, il quale, dopo aver evidenziato che nel solo 2024 in tutta la Toscana sono cessate oltre 3mila attività commerciali, ha provato a ipotizzare alcune soluzioni di contrasto a questo fenomeno.

“Se continuiamo ad assistere a una diffusa chiusura di saracinesche – commenta Giulio Gennari, presidente Confcommercio Grosseto – è in gran parte dovuto a sbagliate politiche, del passato e del presente, che da una parte consentono il proliferare di piattaforme online esenti da ogni tipo di regola e dall’altra ancora oggi credono nel ‘miraggio’ dei centri commerciali. Un’illusione, quest’ultima, che ha portato a un impoverimento del tessuto economico locale e a un indebolimento del ruolo sociale del commercio di prossimità. A ciò si affianca, come accennato, il mondo senza regole dei giganti del commercio online con sedi in paradisi fiscali, ai quali è consentito fare di tutto: può schiavizzare la manodopera; può evadere le tasse dei Paesi nei quali eppure fattura milioni di euro; può ignorare qualsiasi principio etico per pubblicizzare i propri prodotti. Al padre di famiglia che tira avanti lavorando 12 o anche 14 ore al giorno in un piccolo negozio di vicinato, invece, vengono fatte le pulci da decine di organi di controllo. Non è così che dovrebbe funzionare. Ribadiamo un concetto semplice: stesso mercato, stesse regole”.

“E’ sulla disparità di trattamento che ancora esiste – insiste Orlando che il Governo e il legislatore devono intervenire nel più breve tempo possibile. La vera concorrenza alla base di una sana crescita economica si determina solo e soltanto se nello stesso mercato di riferimento tutti gli operatori, nessuno escluso, sono chiamati a rispettare le stesse regole”.

“Mentre gli shopping center – prosegue il direttore di Confcommercio Grossetopossono godere di parcheggi gratuiti, i commercianti dei negozi in città devono convivere con Zone a traffico limitato e Aree pedonali urbane”.

“E’ dunque necessario un cambiamento culturale anzitutto nei decisori politici, ai quali chiediamo – conclude Orlando di guardare ai negozi di vicinato non soltanto come utili punti vendita, ma anche come preziosi presidi di sicurezza e relazioni umane che favoriscono la nascita di luoghi di incontro e di socialità, elementi essenziali perché una città o un borgo possano considerarsi vivi ed attrattivi”.

“Fa piacere notare – termina il direttore di Confcommercio Grosseto, Gabriella Orlandoche in alcuni questa idea di rivoluzione culturale è già germogliata. Il solo fatto di pensare a istituire una premialità per gli acquisti nei negozi di vicinato indica un’attenzione nuova, che va seguita e incoraggiata”.

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