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Grosseto. È stato presentato a Grosseto, a Palazzo Aldobrandeschi, il rapporto conclusivo del progetto di studio ‘The future of rural manufacturing’ promosso da Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in collaborazione con Dg Regio della Commissione Europea ed il supporto della Regione Toscana e di Irpet.
Lo studio ha esaminato 12 realtà rurali di quattro Paesi: Francia, Germania, Slovenia e Italia. Per l’Italia sono stati individuati come case study i territori della provincia di Arezzo e della provincia di Grosseto, andando a coinvolgere i rispettivi stakeholder locali.
Da cosa nasce l’interesse per i territori rurali?
L’industria manifatturiera rimane un importante motore di occupazione e crescita nelle economie rurali dell’Ocse. Il rapporto rileva che, nonostante le regioni rurali costituiscano solo il 28% della popolazione Ocse, rappresentano quasi la metà (48%) dei posti di lavoro nel settore manifatturiero dell’Ocse. Entro il 2020, il 70% della popolazione dell’Ocse vivrà in un Paese con crescenti differenze di reddito, ciò sta portando molti governi a rivedere la progettazione di politiche di sviluppo regionale e rurale per affrontare efficacemente la crescente disuguaglianza.
I dati
Venendo ai due casi studio italiani, Grosseto, rispetto all’economia aretina, molto sviluppata sul versante manifatturiero (26,35% del suo Val -Valore aggiunto lordo), ha un settore primario predominante (7.07% del suo Val), con una percentuale che è quattro volte la media dell’Italia rurale, e riporta una quota inferiore nel manifatturiero (6,62%) e dell’industria in generale. Resta, come elemento caratterizzante l’economia rurale del grossetano, una forte specializzazione nell’ambito produttivo primario in cui la manifattura si inserisce come elemento di supporto: il 24,5% delle unità locali e il 31,5% dell’occupazione nella manifattura in provincia di Grosseto provengono dalla produzione di prodotti alimentari e bevande. Altra specializzazione della provincia, in parte legata all’agricoltura, consiste nella fabbricazione di prodotti in metallo e nella riparazione e installazione di macchinari e attrezzature: un terzo delle imprese locali e un quarto dell’occupazione sono in questo settore. Entrambe le due province si confermano avere un settore manifatturiero fondato su micro e piccole imprese: il 90% delle imprese manifatturiere del grossetano conta meno di 10 dipendenti.
“Con questo rapporto – spiega Leonardo Marras, assessore all’economia e al turismo della Regione Toscana – ci vengono consegnate sfide su cui lavorare e target su cui concentrarsi per correggere il tiro e dare risposte sempre più adeguate alle esigenze diversificate, in questo caso, delle province di Arezzo e Grosseto, una più vocata alla manifattura, l’altra più all’agricoltura. Siamo per questo davvero riconoscenti ad Ocse che ha scelto la Toscana per la sua analisi e auspichiamo di poter collaborare ancora in futuro; lo strumento che ci offre è per noi molto utile, dal momento che abbiamo messo a disposizione delle aree rurali un terzo della programmazione dei fondi europei: entro il 2027, infatti, impiegheremo 4 miliardi di euro, di cui il 30% sono destinati ad aree riconosciute nella strategia nazionale delle aree interne tra cui, in provincia di Grosseto, l’Amiata, le Colline del Fiora e le Colline metallifere”.
“Il rapporto Ocse, oltre a fotografare lo stato attuale, fornisce delle raccomandazioni a ciascuna provincia oggetto di studio – aggiunge Francesco Limatola, presidente della Provincia di Grosseto –. Nel caso del nostro territorio, invita a sfruttare al massimo tutte le sinergie, comprese quelle con i territori confinanti, come avviene per la produzione manifatturiera della provincia di Grosseto collegata al distretto del cuoio di Siena. L’altro suggerimento è quello di abbracciare nuovi modi di vivere la ruralità valorizzandone gli elementi di forza che determinano il benessere e la qualità della vita. L’Ocse segnala in questo senso l’esempio pionieristico dello smart working village di Santa Fiora. Ci viene richiesto inoltre di cogliere la sfida degli Ide per diventare più attrattivi con gli investitori stranieri. Infine, raccomanda di lavorare per superare il gap di accessibilità legato alle carenze nelle infrastrutture di trasporto e nella connettività digitale, di lavorare sulla sostenibilità ambientale e l’innovazione delle aziende, rispondendo con il sistema della formazione alla crescente richiesta di figure professionali con competenze sempre più specialistiche. Dobbiamo impegnarci come territorio, fare rete, la Provincia affiancherà a questo rapporto lo studio commissionato all’Università Bicocca di Milano e all’Università di Pisa e convocheremo nuovi tavoli con i sindacati, le associazioni di categoria, il mondo della formazione e gli attori economici.”
Paolo Rosso, esperto Ocse, che ha illustrato il rapporto a Palazzo Aldobrandeschi, sottolinea le prospettive per il futuro: “Integrare meglio una manifattura sostenibile, con una forte caratterizzazione innovativa, che sia d’impulso al settore primario della provincia di Grosseto, è una sfida ancora tutta da affrontare, nel senso che ci sono elementi dinamici positivi, ma c’è molto da lavorare. I finanziamenti europei offrono opportunità interessanti per questo territorio nell’ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale. All’interno della strategia per la specializzazione intelligente della Regione Toscana viene data particolare attenzione alla Smart agriculture, cioè l’agricoltura di precisione. In più c’è la tematica relativa al rafforzamento delle aree interne, dove per il periodo 2021 -2027 si aprono prospettive ulteriori. Quindi ci sono diverse opportunità, che tuttavia richiedono un maggiore sforzo di coordinamento per essere sfruttate al massimo.“
Il rapporto è disponibile al seguente link: https://industria40.regione.toscana.it/web/industria40/-/presentazione-rapporto-ocse
Nella foto, da sinistra: Leonardo Marras, Francesco Limatola e Paolo Rosso