Si è aperto ieri pomeriggio, venerdì 7 luglio, a palazzo Strozzi Sacrati il tavolo regionale destinato a monitorare la situazione che riguarda l’azienda Venator di Scarlino.
La multinazionale britannica della chimica ha annunciato nei mesi scorsi l’apertura della procedura di insolvenza finalizzata alla ristrutturazione aziendale con lo strumento del Chapter 11 e a fine giugno l’azienda scarlinese ha interrotto la produzione. L’attesa adesso è per l’ottenimento delle autorizzazioni per lo stoccaggio degli scarti della lavorazione, i cosiddetti gessi rossi, e contestualmente per la risoluzione della procedura di insolvenza.
Al tavolo hanno preso parte il presidente della Provincia di Grosseto, Francesco Limatola, i sindaci di Follonica, Scarlino, Gavorrano, Montieri e Massa Marittima, i vertici di Venator e le Rsu provinciali e locali.
«Questa crisi non è della zona nord di Grosseto, ma è indubbiamente un fatto di carattere regionale – ha detto Limatola nel suo intervento, a nome di tutti gli amministratori presenti –. Pensiamo alla marmettola, scarto di lavorazione del marmo di Carrara utilizzato come stabilizzante nei gessi rossi. L’industria del marmo è coinvolta da questa crisi: sono in contatto con il presidente della Provincia di Massa Carrara, Gianni Lorenzetti, e lui condivide con noi le preoccupazioni che riguardano Venator, con implicazioni anche sull’industria marmo. Oggi è dirimente la questione dell’ottenimento del permesso di realizzazione del deposito temporaneo finalizzato al riuso dei gessi. Ed entro 15 giorni da oggi sapremo se per il rilascio delle autorizzazioni sarà necessaria la Valutazione di impatto ambientale o meno; questo sarà un momento fondamentale per il futuro dell’azienda. Questo tavolo ha il merito di riunire i vari filoni che interessano l’azienda e le attività a lei connesse. Intanto Venator deve lavorare anche sulle altre questioni che possono permettere di ripartire con la produzione: il Comune di Scarlino deve ricevere la richiesta per la realizzazione del deposito definitivo ed è necessario iniziare quanto prima un’interlocuzione con il Comune di Gavorrano. Tutte queste preoccupazioni riguardano anche le altre attività dell’indotto di Scarlino. Come abbiamo chiesto all’azienda nel documento sottoscritto da sindaci e sindacati, è necessario rilanciare Venator e il polo industriale di Scarlino, attraverso le iniziative descritte nel documento».
Il commento della Filctem Cgil
«Di cosa ha bisogno Venator per ripartire? Ce lo chiediamo – spiega il segretario della Filctem Cgil di Grosseto, Fabrizio Dazzi – perché oramai i comportamenti dell’azienda non rispondono più ad alcuna logica, se non a quella di un progressivo disimpegno. Nel frattempo, per la prima volta da decenni, dal camino dell’impianto del Casone non esce più il tradizionale filo di fumo bianco perché il ciclo di produzione del biossido di titanio è stato sospeso.
D’altra parte, il vicepresidente operativo Erik Werner, che mercoledì e giovedì era a Scarlino e ha incontrato la Rsu aziendale, nonostante fosse stato convocato al tavolo regionale che si occupa della crisi industriale di Venator, ieri non ha partecipato. Un atteggiamento che, non abbiamo alcuna difficoltà a sottolineare, non ci è affatto piaciuto, perché non contribuisce a fare chiarezza sulle intenzioni dell’azienda, ma alimenta i dubbi sulla sua reale volontà di dare continuità alla propria presenza nell’area delle Colline metallifere.
Da questo punto di vista, sembra quasi che Venator, nonostante le dichiarazioni ufficiali, sia indifferente ai tempi dell’autorizzazione regionale a realizzare la discarica temporanea nei terreni della “ex area fanghi Solmine” oggi di proprietà del Comune di Scarlino. Così come, a fronte di una richiesta di ottenere anche l’autorizzazione al parziale stoccaggio definitivo dei gessi nello stesso sito con “ragionevole certezza”, non possiamo che prendere atto del fatto che a oggi non è stato ancora presentato il progetto alla Regione per ottenere l’autorizzazione. Mentre per la documentazione con il progetto di realizzazione di una discarica definitiva all’ex cava della Vallina, si parla almeno di un’attesa fino al prossimo dicembre. Dopodiché inizierà l’iter autorizzatorio della conferenza dei servizi.
Queste ambiguità, infine, vanno di pari passo con la mancata firma del documento presentato in occasione dell’assemblea con i lavoratori dai sindaci della zona nord lo scorso 21 giugno. Documento che è stato apprezzato per gli impegni che conteneva dal management locale, che però evidentemente non è stato autorizzato a sottoscrivere da parte della direzione aziendale.
Filctem e Cgil – conclude Dazzi – hanno sempre mantenuto una linea di coerenza in questi anni, chiedendo sia alla Regione che all’azienda di rispettare gli impegni presi. Siamo convinti che, fra gli altri, uno dei problemi di fondo di tutta questa vicenda riguardi la mancata trasparente emersione delle difficoltà societarie, rimaste sottotraccia fino al maggio scorso. E poi sfociate nell’attivazione della procedura di concordato in continuità ai sensi del Capitolo 11 della Legge fallimentare statunitense.
Tuttavia, oggi per Venator è arrivato il momento di fare chiarezza davvero, perché molto del futuro dell’area industriale del Casone di Scarlino dipende dalle scelte della multinazionale inglese. Che deve mettere gli interlocutori di questo territorio nelle condizioni di prendere le proprie decisioni».