Cna, l’associazione degli artigiani e della piccola e media impresa, condivide i principi del nuovo Codice degli appalti, ma propone alcune modifiche al decreto legislativo che è all’esame del Parlamento.
“Si tratta di proposte pensate per garantire – dichiara Anna Rita Bramerini, direttore di Cna Grosseto – una effettiva e concreta apertura del mercato degli appalti pubblici alle micro e piccole imprese e che sono state presentate da Cna insieme ad altre associazioni di categoria nel corso dell’audizione con la Commissione ambiente della Camera”.
Regole chiare, stabili nel tempo e di facile applicazione: ecco quanto, in estrema sintesi, è stato chiesto al Parlamento, per tutelare le micro e piccole imprese che sono la spina dorsale del sistema economico italiano.
Nel dettaglio, è necessario intervenire su alcuni meccanismi e disposizioni del nuovo Codice, per favorire la partecipazione alle gare di appalto delle piccole imprese: suddivisione in lotti, regole sul subappalto e consorzi di imprese artigiane.
Serve introdurre vincoli nei confronti delle stazioni appaltanti per assicurare la suddivisione degli appalti in lotti funzionali e prestazionali e valorizzare la prossimità delle imprese. “È opportuno poi – aggiunge Bramerini – reintrodurre limiti al ricorso al subappalto, almeno nell’ambito del sotto-soglia, con particolare riferimento agli appalti di minor valore, poiché obbligano l’impresa appaltatrice ad avere al proprio interno le risorse necessarie“.
Anche la norma sui consorzi richiede una modifica: in particolare i consorzi di imprese artigiane non possono essere assimilati ai consorzi stabili.
“Apprezzabile la proposta di revisione e semplificazione del sistema di qualificazione degli operatori economici – aggiunge Cna –, mentre siamo contrari all’estensione dell’attestazione Soa anche ai settori di forniture e servizi“.
Pur riconoscendo, quindi, lo sforzo di razionalizzazione e semplificazione della normativa, Cna ha indicato in Commissione che sarebbe necessario, prima dell’entrata in vigore del testo, un confronto con le stazioni appaltanti e gli operatori del mercato, che non c’è stato in fase di redazione.
“Inoltre, le novità previste nel Codice avranno bisogno di tempo per essere assimilate – ricorda Bramerini –. Sia per gli operatori economici che per il personale delle stazioni appaltanti sarà fondamentale prevedere un periodo di formazione e contenere gli effetti del negativi di un repentino cambio normativo: per questo, anche per non rallentare l’attuazione degli investimenti del Pnrr, crediamo che sarebbe opportuno che l’entrata in vigore del nuovo Codice non avvenisse prima della fine del 2023“.