Il futuro della piana del Casone preoccupa e, per discutere degli ultimi sviluppi che riguardano l’azienda Venator di Scarlino, i sindaci dell’area Nord e il presidente della Provincia di Grosseto, Francesco Limatola, giovedì scorso si sono riuniti insieme ai i membri della Rsu, ai sindacati e ai vertici dell’azienda in un incontro che si è svolto nel palazzo della Provincia.
La volontà adesso è quella di chiedere alla Regione Toscana di dare il via ad un tavolo istituzionale, guidato dal presidente Eugenio Gani, che veda coinvolti e in dialogo tra loro Venator, Confindustria, Rsu, sindacati e i sindaci di tutta l’area Nord. Tutto questo anche alla luce della diffida, arrivata soltanto ieri pomeriggio, che la Regione Toscana ha ultimato nei confronti della Venator e che blocca il conferimento dei gessi rossi nell’ex cava di Montioni, dopo 15 anni di lavori.
«Il polo industriale del Casone è strategico per tutta la provincia, rappresentando il 30 percento del Pil provinciale e garantendo 25 milioni di euro di stipendi tutto l’anno – spiegano i sindaci dell’area Nord e il presidente della Provincia Limatola – e le aziende che lo compongono sono profondamente legate l’una all’altra. Di fatto, Venator rappresenta un terzo del fatturato della vicina Nuova Solmine e le progettualità di Iren, da poco arrivata sul territorio per realizzare un nuovo impianto di riciclo, si legano in modo indissolubile alla presenza degli altri stabilimenti industriali. I processi produttivi sono infatti interconnessi tra di loro, e un eventuale stop provocherebbe un effetto domino».
La vocazione del nostro territorio è necessariamente plurale e la manifattura è un comparto irrinunciabile e centrale dello sviluppo economico e occupazionale della provincia di Grosseto.
«L’unico approccio possibile per l’azienda – dichiarano sindaci e presidente della Provincia – è quello di rilanciare sugli investimenti proponendo, da un lato, progettualità per diminuire la produzione di scarti di lavorazione, dall’altro suggerire soluzioni di medio e lungo periodo che non siano soltanto tampone. ma che abbiano una visione a lungo termine. L’azienda ha dato un messaggio importante, parlando della riduzione dei gessi rossi fino a un 50 percento in cinque anni, ma adesso è importante passare dalle parole ai fatti, portando avanti questo obiettivo. Allo stesso tempo è necessario trovare una soluzione ponte, che possa dare continuità alla produzione dell’azienda, evitando impatti negativi che potrebbero colpire i dipendenti di Venator, oltre ai tanti lavoratori dell’indotto».
E i sindaci, insieme a Limatola, concludono: «Dopo l’incontro di giovedì scorso in Provincia, ieri siamo venuti a conoscenza della diffida ultimata dalla Regione. Oggi è fondamentale che ciascuno si assuma le proprie responsabilità e che l’azienda chiarisca quanto richiesto nella diffida, in merito alle difformità rispetto all’autorizzazione al conferimento. Le amministrazioni comunali e quella provinciale faranno la loro parte».