La camera del lavoro di Grosseto entra nel dibattito pubblico sull’individuazione di un nuovo sito di stoccaggio per i gessi rossi residui nel ciclo di lavorazione di Venator Italy srl, mettendo alcuni paletti.
«Per la Cgil – esordisce nella sua nota la camera del lavoro di Grosseto – è sempre stato chiaro che il diritto al lavoro dovesse andare di pari passo con quello alla salute. Si tratta di una premessa che è doveroso fare, perché per la nostra organizzazione non si può barattare l’uno per l’altro.
Ciò detto, considerata l’evoluzione della vicenda dei gessi rossi prodotti da Venator Italy srl, a nostro parere tutt’altro che imprevedibile, a questo punto non è più rinviabile un confronto di merito tra tutti gli interlocutori che hanno voce in capitolo rispetto ai problemi ancora oggi irrisolti.
La Rsu aziendale ha chiesto alla Provincia di Grosseto la convocazione di un tavolo di confronto al quale partecipino anche l’azienda e i Comuni delle Colline metallifere.
Scelta che condividiamo. Ma a nostro avviso, sin dalla prossima riunione, questa composizione del tavolo va integrata con l’invito a partecipare alla Regione Toscana, nella sua veste determinante di Ente che ha competenze specifiche su lavoro, crisi aziendali, autorizzazioni ambientali e salute.
Un’integrazione che si rende tanto più necessaria dopo l’esito della bocciatura della cava di Pietratonda (Campagnatico) come sito di stoccaggio dei gessi, cui non è seguita una nuova localizzazione di prospettiva in grado di prevenire la crisi alla quale stiamo andando velocemente incontro. Che minaccia di avere come esito la sospensione del ciclo produttivo del biossido di titanio da parte di Venator Italy srl.
In altre parole, è il momento per sapere in contraddittorio dove stiano le responsabilità dei ritardi che oggi minacciano il posto di lavoro di circa 1.000 persone tra addetti diretti e indiretti. Siamo infatti convinti che lavoratori e cittadini residenti nella zona abbiano diritto di sapere con trasparenza come stiano veramente le cose, E per quali motivi si è arrivati a questo tipo di ritardo.
La Cgil, fin dalla prima assemblea con i lavoratori Venator dell’11 aprile scorso, ha condiviso l’urgenza di riunire tutti i soggetti interessati in un’unica sede di discussione, per evitare che qualcuno potesse sottrarsi strumentalmente al confronto. Ma anche per scongiurare il rischio di dare l’impressione di addossare pregiudizialmente responsabilità a un soggetto piuttosto che a un altro. Da qui la nostra richiesta di integrare entro tempi strettissimi il tavolo di confronto con la Regione Toscana, che, è utile ribadirlo, ha fra le proprie competenze quella di lavoro, crisi aziendali, autorizzazioni ambientali e salute.
La Cgil da parte sua ribadisce di avere rispetto per tutti, ma di non essere sodale di nessuno. E di non avere altro interesse che quello di tutelare i lavoratori, garantendo loro occupazione e tutela della salute sul luogo di lavoro, ma anche i cittadini in generale. È arrivato il momento di trovare una soluzione percorribile e chiudere questa storia, pretendendo da ciascuno l’assunzione delle responsabilità che gli competono.
Se davvero vogliamo risolvere il problema – conclude la segreteria della Camera del lavoro – ci sarà da rimboccarsi tutti le maniche; ed il primo passo non può che essere quello di abbandonare sterili posizionamenti ideologici contrapposti, andando a vedere una buona volta come stanno effettivamente le cose. Noi siamo pronti ad assumerci il nostro pezzo di responsabilità».