Dal 14 marzo la Slc Cgil Toscana ha aperto il conflitto di lavoro con Poste Italiane per tutelare i quasi 600 dipendenti della provincia di Grosseto, invitandoli ad aderire sistematicamente allo sciopero degli straordinari e delle prestazioni aggiuntive.
Una protesta che arriva dopo mesi di tensione e tentativi di interloquire con la direzione aziendale per affrontare i problemi derivanti dal sottodimensionamento del personale, dal ricorso sistematico al lavoro precario e dall’incremento esponenziale dei prodotti venduti allo sportello. Una situazione che continua a peggiorare senza che l’azienda dimostri anche una minima volontà di affrontare, motivo per cui il prossimo 23 maggio è stato indetto uno sciopero generale che coinvolgerà tutto il personale di Poste Italiane della Toscana.
«Siamo sinceramente stanchi di dover subire sulla nostra pelle – spiega Roberta Gianninoni, segretaria provinciale del sindacato lavoratori della comunicazione della Cgil – scelte aziendali che sovraccaricano di lavoro i dipendenti, mettendoli allo stesso tempo a rischio nella loro sicurezza personale. Come sempre più spesso avviene agli sportelli, dove stanno crescendo le reazioni violente degli utenti nei nostri confronti. Esasperati dalla carenza dei servizi postali e dalla lunghezza delle attese causate dalla mancanza di addetti alla sportelleria.
Per inquadrare bene la questione – aggiungi Gianninoni – bisogna considerare che Poste Italiane nel 2021 ha chiuso il proprio bilancio con 1,6 miliardi di utile netto, in crescita del 31% sul 2020. Nei due anni di pandemia, infatti, la società ha continuato a crescere capitalizzando l’impennata di richieste di servizi postali, specialmente la consegna dei pacchi, conseguente alla riduzione della mobilità delle persone. Non solo questo, però. Nello stesso periodo, infatti, sono enormemente cresciuti i prodotti venduti agli sportelli alla clientela: come nel caso dei contratti per la fornitura di fibra o per le polizze Rc-auto. Già quest’anno, inoltre, Poste Italiane entrerà anche nel mercato di luce e gas con propri prodotti.
A fronte di questo incremento enorme di lavoro, che oltretutto richiede un aggiornamento continuo del personale, Poste Italiane deve incrementare i propri addetti e formarli adeguatamente.
Nel quinquennio 2016-2021 in Toscana gli organici degli uffici postali sono diminuiti di 690 unità (-15,8%), nel comparto della logistica altre 890 (-24,9%). Anche rispetto ai fabbisogni di personale calcolati dalla stessa azienda, a febbraio di quest’anno (dato sottostimato) mancavano 125 sportellisti, e da gennaio 2020 a gennaio 2022 l’organico dei portalettere ha perso 216 addetti.
Calando questi numeri sulla provincia di Grosseto, nelle filiali secondo Poste Italiane mancherebbero 13,5 unità, mentre in due anni sono venuti 10 portalettere. La mancata copertura del personale stabile ha comportato a Grosseto il ricorso a contratti a tempo determinato per il 16% del personale totale.
Il Slc Cgil – aggiunge ancora la segretaria provinciale – è consapevole che non tutti i lavoratori pensionati possano essere sostituiti da nuovi assunti. Ma è evidente che oramai il problema del sottodimensionamento del personale e il parallelo incremento dei servizi allo sportello e delle consegne non possono più essere gestiti con le modalità attuali.
Le aggressioni al personale di Poste Italiane, come è successo alla sede centrale di Grosseto o all’ufficio postale di Massa Marittima, sono figlie di questa situazione. Per cui deve essere chiaro che il tema della sicurezza non può riguardare solo i lavoratori e gli utenti, ma deve essere un interesse precipuo dell’azienda e delle istituzioni.
Oggi, oltretutto, siamo nelle condizioni di non poter fruire dei diritti contrattualmente garantiti, perché le ferie vengono pianificate dalla direzione solo sulla base delle esigenze aziendali ed è praticamente impossibile ottenere il riconoscimento del part-time, penalizzando prevalentemente il personale femminile che costituisce la maggioranza dei dipendenti di Poste Italiane. Gli stessi portalettere, oberati di carichi di lavoro che crescono esponenzialmente, sono perlopiù lavoratori a tempo determinato e concludono la loro esperienza quando cominciano a conoscere le zone di consegna, per essere sostituiti da altri lavoratori a tempo determinato. Infine, andrebbe preso di petto il problema del personale di sportello nei piccoli uffici postali delle zone marginali, dove l’unico operatore presente e Poste Italiane. Uffici che aprono con orari ridotti a causa del deficit di personale, che impiega metà del proprio orario negli spostamenti per raggiungere le diverse destinazioni.
Per tutti questi motivi – conclude Gianninoni – l’astensione da straordinari e prestazioni aggiuntive continuerà fino al 27 maggio e il prossimo 23 maggio faremo uno sciopero generale. Che ha l’obiettivo di ottenere l’integrazione del numeroso personale stabilizzato mancante e politiche di formazione adeguate a sostenere i lavoratori costretti ad adattarsi a continui mutamenti organizzativi e di vendita di nuovi prodotti. Non basta investire in nuovi servizi informatici, se contemporaneamente non si valorizzano e motivano le risorse umane. Che rimangono il vero punto di forza di Poste Italiane».