L’aumento dei prezzi del carburante è un problema serio che sta mettendo in ginocchio sia i consumatori che gli stessi benzinai. Ne è convinta Confesercenti, che proprio per questo chiede al Governo un intervento sull’Iva sul carburante «per fare in modo che ogni aumento non sia gravato anche del 22% di Iva».
La guerra in Ucraina rischia di segnare pesantemente la nostra economia, specialmente in considerazione del ruolo svolto dalla Russia nell’approvvigionamento energetico del nostro Paese e non solo. L’aumento dei prezzi rischia di riflettersi pesantemente sullo stile di vita dei cittadini. Di contro i benzinai vedono assottigliarsi sempre più i propri margini di guadagno.
«L’aumento dei prezzi è una calamità che si riversa sui consumatori e, in maniera speculare, sui distributori di carburanti, che hanno perso oltre il 30% del loro esiguo margine fisso passando dal 3 all’1,5% ogni litro. Poco più di 3 centesimi al litro medi. Forse l’unica categoria al mondo che quando aumenta il prezzo di vendita di un prodotto, non solo non ci guadagna, ci rimette» afferma Eugenio Di Vivona, presidente provinciale di Faib Confesercenti.
I costi energetici per le aziende hanno invece visto un picco anche del 135%.
Per questo Confesercenti chiede, oltre ad un intervento sull’iva, «l’apertura di un Tavolo di crisi del settore presso il Ministero, il credito d’imposta sull’eccedente di sovrapprezzo di energia elettrica rispetto al 2019 e l’abbattimento al 100% delle spese per le transazioni elettroniche a favore di banche e circuiti».