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Caro-bollette, le associazioni di categoria: “Il Governo dichiari lo stato di emergenza”

di Redazione
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Le associazioni dei consumatori – tra cui Confconsumatori, Assoutenti, Adusbef, Codacons, Casa del consumatore, Ctcu, Lega Consumatori, Movimento difesa del cittadino, Associazione utenti servizi radiotelevisivi – con Legambiente e Arte, l’Associazione di reseller e trader dell’energia, hanno presentato al Governo un documento sulla crisi energetica che investe il Paese, contenente una serie di proposte per arginare il caro-bollette, ridurre le tariffe in capo a famiglie e imprese, anche riformando i meccanismi di prezzo e di fiscalità dell’energia, e soprattutto premiare l’efficienza energetica, la ricerca e la realizzazione di nuove fonti e gas rinnovabili come l’idrogeno. Un vero e proprio “manifesto” della crisi con cui le associazioni si fanno portavoce delle istanze di milioni di famiglie e attività produttive che rischiano di essere stremate dal caro-bollette e di pagare un conto salatissimo che potrebbe raggiungere, entro fine 2022, quota 70 miliardi di euro.

«Considerata l’attuale situazione di diffusa crisi internazionale energetica e i rischi per la ripresa economica e la sostenibilità dei costi energetici per famiglie e attività produttive – si legge nel documento presentato al presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri dello Sviluppo economico, dell’Economia e della Transizione ecologica – si impone l’assunzione immediata di iniziative di carattere straordinario e urgente per fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività sul territorio nazionale. In parallelo, si acceleri la spinta per le rinnovabili e l’efficienza per ridurre la dipendenza dall’estero e dalle fonti fossili. Vista la stima di Terna del 21 ottobre 2021, con cui la società ha dichiarato un maggior costo presunto per il Paese nel 2022 di 40 miliardi di euro, e considerando le stime di molte autorevoli organizzazioni che correggono questo valore verso l’alto, fino a 60/70 miliardi di euro a seconda dei valori effettivi delle componenti, considerando anche il maggior costo del gas, riteniamo che ricorrano i presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza».

Ecco le proposte delle associazioni: «Dichiarare per almeno 12 mesi lo stato di crisi energetica nazionale, in conseguenza del rischio per il Paese dovuto all’aumento delle materie prime energetiche; istituire con urgenza un comitato di esperti indipendenti di alto livello e di rappresentanti delle associazioni per supportare il Governo con dati scientifici nelle scelte più appropriate per riorganizzare mercato, infrastruttura e tariffe; elaborare interventi urgenti mirati alla riforma del meccanismo di prezzo basato sui costi di produzione, alla riduzione generale e definitiva della componente parafiscale, alla revisione dei meccanismi di sostegno per i casi difficoltà economica, all’introduzione di un meccanismo di prelievo sugli extra-profitti dovuti dal prezzo marginale attualmente applicato indifferentemente a chi vende energia fossile o rinnovabile che consentirebbe di recuperare altri 12 miliardi di euro; alla sospensione del “Capacity market” fino al superamento dello stato di crisi energetica con recupero di altri 2 miliardi di euro, all’avvio urgente di un piano nazionale di efficienza energetica che coinvolga le imprese, le abitazione, gli edifici e la mobilità pubblica e all’avvio di un piano di efficientamento del patrimonio edilizio pubblico e privato, con particolare riguardo alle periferie, massimizzando e rivedendo il sistema di incentivi del settore e valorizzando il superbonus fino al 2030.

Al più presto va inoltre promosso il nuovo sistema energetico, allo scopo di salvaguardare le tasche delle famiglie e le attività delle imprese e per indirizzare la domanda e l’offerta di energia secondo nuovi principi e modelli, opposti a quelli fallimentari che hanno determinato l’attuale crisi».

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