Favorire l’internalizzazione del processo produttivo, investire nelle nuove tecnologie e nel risparmio dei consumi energetici, ridurre l’aliquota Iva per i prodotti Made in Italy, rifinanziare il credito di imposta per le spese sostenute per la sanificazione e l’acquisto dei dispositivi per la protezione dei lavoratori. Sono solo alcuni degli interventi per sostenere il settore della moda contenuti in un documento redatto da Cna Federmoda insieme ad altre associazioni di categorie e tutela.
“La moda rappresenta uno dei settori più importanti per l’economia nazionale – spiega Anna Rita Bramerini, direttore di Cna Grosseto –: basti pensare che in Italia operano oltre 57mila imprese con più di 472mila addetti, che producono oltre 80 miliardi di fatturato. Un settore in cui le medie e piccole imprese hanno un ruolo fondamentale e che in questo momento, con la chiusura di molti negozi, la sospensione di fiere, manifestazioni ed eventi di settore si trova in grave difficoltà“.
A livello nazionale, il 23,3% delle imprese del settore è impegnata nel tessile il 50,5% nell’abbigliamento e il 26,3% nella pelle. E sono 47mila le imprese della moda con meno di 10 addetti.
“Si tratta di aziende che già negli ultimi anni avevano riscontrato difficoltà, soprattutto per l’esternalizzazione di molti processi produttivi, per il fenomeno del dumping contrattuale, che costringe spesso a fare prestazioni a costi davvero inadeguati, ma anche per il mancato rinnovo del contratto nazionale”, aggiunge Bramerini.
Da una recente indagine condotta sulle aziende italiane del comparto, il 35% delle imprese del settore teme di dover cessare la propria attività nell’anno in corso, il 42% paventa un ridimensionamento, l’85% chiede aiuti economici al Governo il 31% si auspica investimenti sulla formazione.
Per questo motivo, con il documento presentato al Tavolo tessile moda, presieduto dal Ministro dell’economia, Cna Federmoda ha illustrato il proprio piano strategico per il rilancio del settore. Tra le richieste presentate l’estensione della cassa integrazione Covid senza oneri per le imprese e fino alla fine dell’emergenza sanitaria, il blocco dei licenziamenti, il rifinaziamento del credito di imposta per le spese sostenute per la sanificazione e l’acquisto dei dispositivi di sicurezza. E ancora incentivi per le assunzioni di giovani, sostegni alla liquidità, contributi per le perdite di fatturato subite e agevolazioni per mutui e finanziamenti.
“Inoltre – spiega Bramerini – Cna, insieme alle altre associazioni, chiede la riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti Made in Italy e piani per sostenere la riconversione dei processi produttivi, con un’attenzione all’ambiente, riducendo, ad esempio, l’emissione dei gas serra in atmosfera. In questo modo la crisi che sta vivendo il settore potrebbe essere colta come opportunità per la modernizzazione e il rilancio di un comparto fondamentale per la nostra economia“.