Oltre 100mila imprese del settore della ristorazione in tutta Italia sono inspiegabilmente escluse dagli indennizzi previsti con il Decreto Ristori.
“Da una lettura attenta del provvedimento risulta che non è stato indicato, tra i codici Ateco dei beneficiari delle misure quello che identifica le attività della ristorazione senza somministrazione“, dichiara Anna Rita Bramerini, direttore di Cna Grosseto. Sono escluse, quindi, attività come pizzerie al taglio, rosticcerie, gastronomie e piadinerie “… nonostante anche queste stiano vivendo un importante calo delle vendite“.
“La nostra associazione – prosegue Bramerini – a livello nazionale ha chiesto che queste imprese siano considerate al pari delle altre del comparto della ristorazione e abbiano diritto, quindi, agli stessi indennizzi. Poiché anche loro sono inserite nei provvedimenti e nelle disposizioni in materia di obblighi e norme di sicurezza“.
Cna confida che l’esclusione dal decreto sia una banale, ma grave svista, e che l’esecutivo porrà rimedio con tempestività. Il provvedimento consente, infatti, ai Ministri dell’economia e dello sviluppo economico di estendere la platea dei beneficiari in qualsiasi momento.
La Confederazione infine sollecita il Governo a proseguire il confronto con le associazioni datoriali per definire il perimetro delle misure di ristoro. Per Cna è necessario infatti ampliare l’ambito di intervento alle attività delle filiere che sono le più colpite dalla pandemia e ulteriormente penalizzate dalle restrizioni per contenere il virus. Un lungo elenco, di oltre 100mila attività italiane, che comprende ad esempio bus turistici, tintolavenderie, fotografi, che non possono essere ignorate.