Home GrossetoEconomia Grosseto Acconciatori e centri estetici, Cna e Confartigianato: “Governo permetta apertura prima di giugno”

Acconciatori e centri estetici, Cna e Confartigianato: “Governo permetta apertura prima di giugno”

di Redazione
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Il Premier Conte, nell’ultimo Dpcm che ha presentato ieri sera, ha indicato la strade della cosiddetta “Fase 2”, indicando la data del 4 maggio come una nuova liberazione per l’Italia.

Purtroppo a questa ripartenza non potrà contribuire la categoria del benessere alla persona, un settore che accorpa più di 135mila imprese, con oltre 260mila addetti, con un fatturato annuale stimato intorno ai 400 miliardi di euro, quindi un comparto importante per la nostra economia e fondamentale per la nostra persona.

Ancora un mese di lockdown per queste attività significa combattere anche contro un nemico in più, sempre presente e mai assopito, cioè l’abusivismo. A lanciare l’allarme sono gli acconciatori e i titolari dei centri estetici associati a Cna Grosseto.

Il 1° giugno è una data lontana che ci sta creando amarezza e sconforto – afferma Matteo Ancarani, portavoce della categoria Acconciatori di Cna Grosseto -. E’ stato commesso un grave errore da parte del legislatore, paragonarci agli esercizi pubblici. Noi da sempre lavoriamo su appuntamento, quindi possiamo gestire l’accesso ai nostri saloni in totale sicurezza, rispettando le distanze e tutte le formule previste dai protocolli anti contagio. Siamo sinceramente preoccupati per le nostre attività, per i nostri dipendenti, ma anche per i nostri clienti, che dovranno aspettare anche un po’ per potersi dedicare alla cura del proprio look, che spesso non è solo una questione di estetica, ma anche di benessere. Mi auguro che tutte le forze preposte ai controlli facciano il loro dovere, perché vedere colleghi o, peggio ancora, persone senza professionalità che entrano nelle case a fare prestazioni di acconciatura sarebbe un’ulteriore sconfitta per la nostra categoria”.

Dello stesso avviso sono anche i titolari dei centri estetici che dovranno attendere giugno per poter offrire alla propria clientela quel benessere fisico sempre più ricercato.

Sono molto amareggiata da come stanno trattando la categoria dell’estetica – dichiara Debora Cioni, portavoce dei centri estetici –, visto che in condizioni di lavoro normali siamo già assoggettate a normative igieniche-sanitarie severe e ben precise soprattutto in Toscana. Ci rivolgiamo al presidente Rossi affinché possa fare pressione con il Governo, facendo leva sulle normative sanitarie di settore e chiedendo non particolari rigidità sui dispositivi di prevenzione visto che appunto lavoriamo quasi al pari di un’attività sanitaria. La sicurezza per noi, per le operatrici e per le clienti deve essere primaria, ma anche la salute economica delle nostre imprese non deve essere da meno e l’abusivismo rappresenta un altro virus che danneggia da sempre le nostre attività e mette a rischio la salute della persone. Chiedo a tutte le nostre clienti di avere pazienza, invitandole a non rivolgersi ad abusivi che operano in barba a tutte le regole igienico sanitarie previste“.

Cna Grosseto ha attivato già da tempo uno sportello segnalazioni dove gli operatori economici possono rivolgersi per segnalare casi di lavoro irregolare. L’associazione presenterà a nome proprio queste segnalazioni agli organi preposti al controllo, assicurando l’anonimato ai segnalatori.

Confartigianato

La scelta del Governo di riaprire i servizi del benessere e della ristorazione solo dal 2 giugno è totalmente incomprensibile e porterà alla chiusura di tante impresa“.

E’ questo il primo duro commento del presidente di Confartigianato Imprese Grosseto, Giovanni Lamioni, a seguito del nuovo decreto del presidente del Consiglio (Dpcm) con le misure della cosiddetta “Fase 2” contro il coronavirus .

“Siamo entrati nella ‘Fase 2’ con gli stessi irrisolti problemi della ‘Fase 1’. Le imprese hanno bisogno di ripartire, tutte e subito, nel rispetto della salute dei lavoratori attraverso rigidi protocolli di sicurezza, ma devono riaprire – precisa Lamioni -. Hanno bisogno di liquidità vera ed immediata, non come quella presunta del decreto liquidità, che sottopone alla valutazione del merito creditizio delle banche la decisione se accettare o meno le richieste di finanziamento con tempi lunghi ed esiti incerti. Hanno bisogno che la linea di finanziamento sino a 25.000 euro venga innalzato almeno a 50.000 senza il vincolo della finanziabilità solo per il 25% del fatturato dell’anno precedente. Hanno bisogno della cancellazione delle imposte di marzo ed aprile o, al limite, dello spostamento a fine anno con il pagamento realizzato nel 2021, ma di sicuro non semplicemente dello spostamento a giugno. Hanno bisogno di contributi a fondo perduto, ma per tutte le aziende, per le 5 milioni di aziende che creano i 1.700 miliardi del nostro Pil e non solo per le aziende con meno di 10 dipendenti, come annunciato dal presidente del Consiglio, ed hanno bisogno di un sostegno reale per l’imprenditore che ha da mesi l’azienda chiusa e che non può certo essere la ‘mancetta’ di 600 euro. Ma anche i livelli locali devono fare la loro parte se non vogliamo ripartire lasciando sul campo più aziende di quante non saranno in grado di rialzare la saracinesca e devono farlo smobilizzando immediate risorse per i lavori pubblici attraverso procedure di affidamento rapide e snelle”.

“Non c’è più tempo da perdere, il nostro Paese perderà nel 2020 l’8% del Pil e chiuderà con un deficit del 10,4% e solo con la schiena dritta delle imprese potrà uscirne, ma se vogliamo che questo avvenga occorre riprendere a lavorare tutti e subito, liquidità e sostegno economico reale. Il resto – conclude il presidente di Confartigianatosono chiacchiere“.

1 commento

Moscatelli Elena 28 Aprile 2020 | 15:36 - 15:36

Buongiorno sono un’estetista di Milano
Concordo con le perplessità degli addetti ai lavori, è anche vero che noi siamo la categoria maggiormente esposta, quindi occorre la massima prudenza.
Per quanto riguarda il monouso per me non sarà una novità, capisco che molte colleghe si trovino spiazzate da tali misure, soprattutto per l’impegno economico che ne può derivare, pertanto invito gli esponenti di categoria, magari, a far presente e sollecitare misure di aiuto in tal senso.
Potrebbe essere un segnale di apertura univoco governo imprese del benessere.

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