«Bene l’ordinanza Toscana sull’asporto, ma non basta».
A dirlo è Confesercenti, che chiede subito «regole chiare e risposte».
I titolari di ristoranti e esercizi pubblici sono preoccupati. «I nostri soci chiedono certezze – afferma Giovanni Caso, presidente provinciale di Confesercenti -. Sulla ristorazione e tutti i comparti del food occorrono, subito, risposte specifiche: allungare la cassa integrazione in deroga, ridurre gli affitti commerciali tenendo conto dei cambiamenti in atto, prevedere un’apertura scaglionata in condizioni sostenibili e, se non sarà possibile partire in sicurezza (per chi non potrà o non vorrà, aspettando le condizioni per farlo) occorre che la politica, il Governo, le Regioni e i Comuni applichino misure di sostegno a tutto tondo per salvaguardare le imprese che resteranno chiuse».
«Bene l’ordinanza sull’asporto, un pezzo di risposta importante che avevamo chiesto, come anche il delivery, ma questi sono strumenti, non la soluzione. Per ristoranti e pubblici esercizi del nostro Paese occorre fare molto di più. Serve uno sforzo comune straordinario» continua Caso, che propone un programma in dieci punti:
1 prolungamento della cassa integrazione;
2 decontribuzione per i lavoratori che tornano attivi;
3 azzeramento dei tributi locali per i mesi di chiusura e abbattimento per i mesi di restrizioni;
4 abbattimento delle commissioni sui ticket restaurant e pagamento tramite app per fluidificare il servizio;
5 ampliamento di spazi all’aperto dei locali in deroga alle normative attuali senza oneri aggiuntivi;
6 indennizzo a fondo perduto per i mesi di chiusura;
7 azzeramento costi della moneta elettronica;
8 intervento sugli affitti per ridurne drasticamente il peso;
9 misure di distanziamento concretamente applicabili;
10 garanzia dello Stato al 100% sui prestiti e restituzione in 10 anni.
«Chiunque ha voglia e proposte dia una mano – termina Caso -. Confesercenti, in ogni territorio, è la casa delle imprese, tutte le imprese e in particolare quelle che oggi stanno affrontando le difficoltà di una chiusura pesantissima e le paure e le incertezze per il futuro della propria attività».