«I disservizi postali che ci vengono segnalati da ogni angolo del territorio sono oramai quotidiani – sottolineano Roberta Gianninoni, della segretaria del Slc-Cgil, e Lorenzo Centenari, dello Spi-Cgil – ed è sempre più evidente che tutto questo dipende da una riduzione drastica del personale di Poste Italiane e dal peggioramento delle condizioni di lavoro.
L’intera provincia di Grosseto ha necessità dell’assunzione a ruolo di nuovo personale, sia a tempo determinato che indeterminato, perché negli ultimi anni gli organici si sono ridotti per le uscite e non ci sono state nemmeno le stabilizzazioni. A fronte peraltro di esodi incentivati, che hanno riguardato sia il personale destinato al recapito che allo sportello.
Negli ultimi anni Poste Italiane ha subito un enorme processo di riorganizzazione, che si è basata sugli investimenti aziendali, ma che soprattutto è stata supportata dall’impegno dei singoli lavoratori. I quali, però, ad oggi in cambio hanno solo ricevuto uno scarso riconoscimento del loro lavoro e un impoverimento delle risorse sul territorio. Che va a colpire soprattutto le aree marginali, sia collinari che montane, e l’utenza debole costituita dalle persone anziane, più dipendenti dai servizi postali tradizionali. Utenti che frequentemente sono anziani, talvolta soli, e che spesso soffrono a causa di disservizi e ritardi nella consegna della corrispondenza, con ritardi su bollette e fatture che comportano anche danni e sanzioni. Tendenza che diluisce fino a causarne la scomparsa il ruolo di servizio pubblico di Poste Italiane.
Quello che come sindacato stiamo verificando – aggiungono Gianninoni e Cenntenari – è un cambiamento drastico sia del tipo di lavoro che dell’interesse di Poste per il prodotto. Con una precedenza assoluta alla consegna dei pacchi e all’e-commerce e poco o nulla per la fascia di cittadini pensionati, che popolano aree rurali e comuni più svantaggiati. In questa riorganizzazione del lavoro, i portalettere sono quelli che hanno pagato il prezzo più alto, anche se purtroppo la cittadinanza non lo può sapere fino in fondo. Questi lavoratori, infatti, sono spesso chiamati a intervenire in zone scoperte dal servizio postale e a fare straordinari quasi quotidianamente. Un aggravio del carico di lavoro che viene retribuito, ma che incide in modo pesante sulla vita personale del dipendente, che quasi non è più libero, perché è difficile dire di no al prolungamento dell’orario di lavoro. Ritrovandosi non più padroni della loro vita privata, preoccupati di non avere emergenze. Perché chiedere un giorno o addirittura un paio d’ore di permesso diventa sempre causa di discussione sul posto di lavoro.
Oltretutto la mancanza di ricambio generazionale porta ad avere addetti sempre più in là con gli anni, che lavorano quotidianamente su macchine e motorini di cui assorbono le vibrazioni, con gli acciacchi e le malattie che nel tempo aumentano, genitori anziani che necessitano di assistenza e il conseguente aumento dei permessi per la Legge 104/1992.
Per questo – concludono i due sindacalisti – chiediamo a Poste di dare ossigeno alla riorganizzazione aziendale con l’ingresso di forza lavoro giovane».