È la Cassazione a sancire ufficialmente quanto tutti temevamo: il Fisco può tranquillamente controllare i movimenti dei conti correnti dei cittadini senza che esistano gravi motivi per poterlo fare, a dispetto della Legge sulla Privacy.
Con la sentenza n° 8266 depositata il 4 aprile, infatti, si stabilisce che l’Agenzia per le Entrate non ha l’obbligo di giustificare eventuali controlli che vengono effettuati sui conti di un contribuente e può agire anche se non esistono indizi gravi a carico di quest’ultimo per una presunta evasione fiscale. In pratica il Fisco può fare quello che vuole, anche controlli a campione con la “speranza” di incorrere in qualche illecito fiscale per poterlo sanzionare.
Cerchiamo di spiegare nel dettaglio la situazione.
I protagonisti di questa storia sono l’Agenzia delle Entrate, ovviamente, e un avvocato ligure, al quale erano stati contestati dei prelievi e dei versamenti disposti sul suo conto corrente tra il 2004 e il 2005; trattandosi di un conto corrente su cui faceva confluire anche i suoi ricavi, alcune operazioni erano state considerate attinenti alla sua attività professionale e, come tali, secondo il Fisco dovevano essere assoggettate a tassazione. Per questo motivo erano scattati i controlli sul conto dell’avvocato, appellandosi alla “presunzione legale” normata dall’art. 32 del P.R. n° 600/1973; il professionista aveva fatto ricorso, sostenendo che le operazioni finanziarie individuate dal Fisco non erano ricollegabili alla sua attività lavorativa, ma la Cassazione gli ha dato torto, poiché quest’ultimo non è riuscito a presentare la “prova analitica” di quanto dichiarato.
È, infatti, consigliabile, anche se non più obbligatorio dal 2008, aprire un conto corrente business quando si ha la partita Iva come libero professionista, su cui far convergere tutte le operazioni finanziarie che riguardano l’attività; è pur vero che questo tipo di prodotto finanziario è un po’ più caro rispetto a quello dedicato ai privati, ma è altrettanto vero che in caso di controllo da parte del Fisco è più facile dimostrare quali sono i versamenti che derivano dall’attività professionale e quali no. Uno dei modi per trovare informazioni e dettagli sui conti correnti più convenienti è quello di consultare siti specializzati, come ad esempio Migliorcontocorrente.org.
Non possiamo negare che la situazione emersa è un po’ inquietante, perché forse lascia all’Agenzia delle Entrate un po’ troppa libertà. Sottolineiamo che già ogni anno tutti gli istituti di credito sono obbligati a mandare al Fisco l’elenco dei conti correnti, dei risparmi, delle assicurazioni e, più in generale, della consistenza finanziaria e patrimoniale di ogni singolo cliente, ma con questa recente sentenza si consegna un’arma in più al temibile Ente di riscossione, che da oggi in poi sarà autorizzato a ficcare il naso a random tra i risparmi dei cittadini, accusandoli di evasione fiscale senza concedergli neanche il diritto di presunzione d’innocenza.
Forse il vecchio e caro materasso sotto cui nascondere stropicciate banconote tornerà presto di moda.