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Sagre in Maremma: Confcommercio torna a chiedere ai Comuni una regolamentazione

di Redazione
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All’indomani della decisione del Comune di Massa Marittima di aumentare di ben 17 in più i giorni dedicati alle sagre paesane, Confcommercio Grosseto esprime il suo disappunto e torna a chiedere a tutte le amministrazioni comunali della provincia di costruire un percorso condiviso per una regolamentazione fattiva delle sagre che, in particolare nei mesi estivi, si moltiplicano a dismisura sul territorio, col rischio di sottrarre fette importanti di fatturato alle imprese della ristorazione.
L’associazione precisa, ancora una volta, di non essere contro le sagre a prescindere ed anticipa quello che potrebbe essere “un vademecum” da seguire in Maremma, con quattro punti ritenuti basilari per una nuova regolamentazione.

“Prima di tutto, ogni Comune dovrebbe stabilire un massimo di ‘giorni sagra’ – spiegano da Ascom – Poi bisogna ridurne sensibilmente la durata complessiva: nulla osta a prolungare il resto dei giorni con iniziative culturali, artistiche o sportive. Quindi è necessario coinvolgere al massimo il territorio in questi eventi enogastronomici, in sinergia con tutte le attività del luogo, divenendo valida occasione di promozione. Ed infine, è indispensabile porre un limite ai piatti proposti: i menù devono essere incentrati su un piatto tipico, prevedendo solo poche e genuine alternative, ed i prodotti utilizzati dovrebbero provenire per almeno il 70% dalla filiera corta”.

Confcommercio solleva infine un altro aspetto di non poco conto, che riguarda le tariffe agevolate anche sulla gestione dei rifiuti: “Le sagre mettono a segno migliaia di coperti, ma sappiamo che i criteri e i coefficienti per il pagamento della tassa sui rifiuti applicati alle sagre sono ben al disotto da quelli applicati ai pubblici esercizi (tra i più alti previsti). La tariffa corretta dovrebbe essere applicata in base all’area effettivamente destinata alla ristorazione, mentre questo oggi non avviene. Riteniamo che i tempi siano maturi per arrivare ad un accordo su queste poche regole valevoli a salvaguardare le piccole imprese del territorio, permettendo comunque agli organizzatori di sagre di reperire le risorse necessarie al proprio mantenimento, pur valorizzando l’aspetto culturale, folcloristico e sociale di questi eventi”.

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