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Quotazione petrolio in rialzo, è sicuro investire ora?

di Redazione
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Come si è visto dalle ultime tendenze sul mercato delle materie prime, le quotazioni del petrolio sono in rialzo (qui trovi il grafico sul petrolio).

Questo potrebbe portare molti trader a investire il proprio capitale su questa materia prima, prevedendo che nei mesi successivi i prezzi del petrolio continuino ad alzarsi. Perché questo accada, sia il Brent che il WTI dovranno mostrare tendenze positive e avere una buona reazione continuativa. A questo proposito bisogna ricordare dei vari incontri tenutisi tra i principali vertici mondiali al fine di stabilizzare i prezzi del petrolio. Gli accordi in tal senso, seppur stipulati, hanno dimostrato di non saper reggere alla pressione finanziaria esercitata da altri enti. Si tratta, pertanto, di un indice indicativo che non occorre tenere in considerazione, in quanto mostra dei dati falsi.

Oltretutto, ogni accordo sulla stabilizzazione dei prezzi, va contro agli interessi economici dell’Arabia Saudita, che tutt’ora è uno dei giocatori principali sul campo del trading sulle materie prime. Oltretutto, alle questioni precedenti si applica anche il rialzamento stagionale dei prezzi sul petrolio, che hanno contribuito ad aumentare le quotazioni di questa materia prima sui principali mercati speculativi mondiali. Oltretutto, non è escluso che la quotazione del petrolio vada al ribasso dopo aver subito questo rialzo tecnico. Il periodo di quando potrebbe avvenire il ribasso successivo del petrolio è strettamente legato alla situazione politico-economica mondiale.

Alcuni trader-aggressivi comunque consigliano d’investire ora, anche se non si tratta di un investimento sicuro al 100%. Questo poiché, le regole della stagionalità sono comunque fondamentali nello stabilire le quotazioni delle materie prime. I periodi freddi dell’anno fanno aumentare la domanda del prodotto finito, il che a sua volta incide sulla quotazione facendo crescere il prezzo. Questo significa che, tendenzialmente, il prezzo del petrolio aumenterà nei mesi del tardo autunno, per salire in inverno e scendere quindi verso i mesi primaverili. Valutando se investire il proprio capitale in possibili manovre su questo campo, bisogna anche considerare che alcune aziende che operano nel settore potrebbero venire rallentate. Questo nella maggior parte riguarderebbe il mercato degli Usa, e in misura minore le aziende che operano nell’Arabia Saudita.

Tutto questo conferma che non vi è ancora una vera e propria inversione di tendenza. Si tratta di tecnicismi e oscillazioni di periodi, e non una certezza come molti vorrebbero credere. A tutto ciò si aggiunge un altro importante fattore: l’ingresso dell’Iran, un altro Paese esportatore di petrolio, in un mercato già di per sé aggressivo. Per qualche mese, quindi, l’offerta rimarrà superiore alla domanda. Il rialzo sicuro si avrà verso il periodo di dicembre, specialmente se Stati emergenti, come l’India e la Cina, rallenteranno più del previsto.

Guardando i grafici in questo momento, si può facilmente capire come sia sbagliato entrare nel mercato del petrolio a ottobre, invece di attendere ancora due mesi e farlo in prossimità d’inverno. Nonostante il movimento di rialzo sia ben accentuato, sperare che tale tendenza duri tutto l’autunno significherebbe giocare con la sorte. Si tratterebbe comunque di un’operazione molto rischiosa. Si stima che i prezzi potrebbero continuare a salire per circa due settimane, salvo poi calare fino a toccare i minimi a novembre e quindi iniziare a salire nei pressi di dicembre, fino a toccare i massimi annuali.

L’unica cosa certa nel caso del mercato del petrolio, è che negli anni 2017 e 2018 i prezzi oscilleranno tra i 30 e i 60 dollari al barile. Questo se la situazione geopolitica ed economica, già così instabile, non influirà in maniera negativa sulla tendenza in corso. Per i periodi più brevi, – settimanali, – risulta ancora difficile stabilire un andamento certo, se non quello dettato dalle condizioni meteorologiche, regole dettate dalla stagionalità e dalla crisi geopolitica che vede l’Occidente contrapposto alla Russia, che però spinge l’Iran a entrare sul mercato.

All’incapacità d’individuare le oscillazioni successive si aggiunge l’instabilità della Siria, che potrebbe giocare un ruolo importante in tutta la situazione politica del Medio Oriente, e quindi influenzare l’andamento del petrolio in entrambi i versi. Nel caso migliore si stima che il valore del petrolio potrebbe salire fino a toccare la punta dei 60 dollari al barile alla fine di novembre. Qualora questo succedesse (ed è improbabile), si consiglia di chiudere subito la posizione e uscire dal mercato, in quanto in tal caso il prezzo del petrolio cadrebbe leggermente nel mese di dicembre continuando a oscillare in inverno.

Difatti, allo scenario geopolitico ed economico attuale, è piuttosto difficile che la quotazione del petrolio continui a salire fino a toccare punte massime pari a 100 dollari per barile. Inoltre, il petrolio è sempre stata una materia prima molto volatile, la cui quotazione risulta di difficile previsione. Non è mai sicuro investire in questa materia prima, se non in alcuni periodi dell’anno (specialmente novembre).

Per questo si consiglia di astenersi dall’entrare sul mercato del petrolio in ottobre del 2016, preferendo invece aspettare per vedere le oscillazioni del grafico nei mesi successivi e aprire la posizione se si vedesse una certa stabilità economica e politica verso la fine di novembre. Il petrolio è, difatti, strettamente legato all’indice di crescita economica planetaria, da cui dipende in grande misura.

In questo periodo è meglio investire su altri fattori, effettuando delle operazioni più mirate e quindi economicamente migliori. Per esempio, si potrebbe prendere in considerazione l’idea di speculare sui beni quali oro, entrare nel mercato della coppia dollaro statunitense/yen giapponese, o persino studiare i grafici riguardanti altre materie prime, come il gasolio.

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