Renzo Alessandri, direttore Cna Grosseto, interviene sull’approvazione del cosiddetto Milleproroghe:
«Le norme inserite nel Milleproroghe si prestano a una “doppia” lettura: le buone e le cattive notizie, infatti, si rincorrono determinando motivi di soddisfazione e al tempo stesso di delusione – si legge nella nota di Cna-.
Numerosi gli esempi che, a sostegno di questo giudizio potrebbero essere portati: alle positive novità costituite dall’abolizione della tassa di possesso sulle imbarcazioni da diporto (il governo Monti, con la formula della tassa di stazionamento. aveva “affondato” l’intera filiera della nautica italiana, allontanando i diportisti da nostri approdi), all’incremento della franchigia Irap; alla proroga delle agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie (compreso il bonus mobili) e la riqualificazione energetica degli edifici, all’introduzione del super ammortamento (con deduzione elevata al 140 per cento), all’allentamento del patto di stabilità interno degli enti locali e alla proroga – pur ridotta – degli incentivi per le assunzioni si sono contrapposte, purtroppo, una serie di misure di segno opposto.
Emblematico il caso del Sistri: il Milleproroghe ne ha prorogato di un anno operatività e adeguamento, l’utilizzo del sistema telematico è stato mantenuto facoltativo – permane l’obbligo delle procedure cartacee – mentre il contributo annuale non è stato nè soppresso nè sospeso. Ne consegue che, ancora una volta, le aziende saranno chiamate a pagare i costi di un servizio a dir poco effimero.
A giudizio della CNA l’apparato sanzionatorio del Sistri dovrebbe essere sospeso dal primo gennaio (il sistema cartaceo, infatti, garantisce da solo la tracciabilità dei rifiuti) e in sede di conversione il Milleproroghe potrebbe disporre in tal senso evitando, alle imprese, maggiori costi e ulteriori problemi. Adempimenti a dir poco “cervellotici” hanno poi interessato (e ancora interessano) le aziende che operano la revisione degli autoveicoli.
All’aumento dei diritti dovuti alla Motorizzazione non ha fatto seguito l’aggiornamento dei sistemi informatici: di conseguenza, le aziende del settore, non potendo più pagare i diritti in via telematica sono costrette a “fare la fila” negli uffici postali. Il risultato somma tre effetti negativi in un colpo solo: meno revisioni, meno sicurezza e (ovviamente) meno ricavi.
Merita di essere sottolineato, al riguardo, che le tariffe relative alle revisioni sono ferme dal 2007. Il Ministero avrebbe dovuto rivederle annualmente (in base all’adeguamento Istat) ma l’impegno è stato ripetutamente disatteso.
Un vero e proprio “sgambetto” alle imprese è rappresentata dalla trasformazione delle detrazioni per la riqualificazione energetica dei condomini in crediti d’imposta cedibili alle imprese che hanno eseguito i lavori. Una proposta assurda e punitiva: i crediti di imposta, infatti, sono recuperabili in dieci anni e le imprese, anche se il legislatore sembra spesso dimenticarlo, non possono certo sostituirsi alle banche.
Lo svarione normativo è sotto gli occhi tutti – prosegue Cna Grosseto – . Come si può sottovalutare la “montagna” di crediti d’imposta che le imprese, in gran parte piccole e micro, andrebbero ad accumulare.
La trasformazione volontaria del beneficio fiscale sulla riqualificazione energetica in credito cedibile sarebbe la soluzione migliore. La CNA, non a caso, avanza da tempo la proposta di rendere subito spendibile la rata di detrazione decennale cedendo il credito fiscale alle banche. Non è un’ipotesi impossibile: il Governo e il Parlamento la accolgano. Gli effetti della situazione descritta sono riscontrabili nei numeri: nei primi dieci mesi dell’anno, in Toscana, sono nate 6.900 imprese artigiane e ne sono cessate oltre 7.700; in Maremma, a fronte di 313 iscrizioni abbiamo avuto ben 356 cessazioni. La mortalità, anche nel corso di quest’anno, supera ampiamente la natalità.
Non certo casualmente un rapporto fresco di stampa della Banca Mondiale colloca l’Italia al 137 esimo posto – per i livelli di tassazione e per gli adempimenti burocratici – tra 189 paesi del mondo. Se si considera che il modello di analisi utilizzato dai ricercatori prende a base un’impresa tipo con 60 dipendenti si comprendono due cose fondamentali: prima di tutto che il modello utilizzato non è applicabile all’Italia (un’azienda di quelle dimensioni rappresenta lo 0,3% della nostra platea imprenditoriale) e subito dopo che se il modello tenesse conto della realtà italiana il nostro Paese “sprofonderebbe” ulteriormente nella classifica dei peggiori.»