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Infrastrutture, Confindustria: “Due Mari e Tirrenica fondamentali per lo sviluppo dell’economia in Maremma”

di Redazione
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Si sono tenute oggi le Assise generali di Confindustria Toscana Sud – delegazione di Grosseto, dedicate ai problemi infrastrutturali, non solo della provincia di Grosseto, ma dell’intero territorio di area vasta. Un problema che resta sentito, impedisce il pieno sviluppo delle potenzialità di questa parte della Toscana e blocca la reale crescita delle potenzialità di questa terra.

Nel chiedere il completamento delle Due Mari e la realizzazione dell’Autostrada Tirrenica, Confindustria Grosseto ha puntato il dito sullo stato di degrado delle attuali arterie.

Causa il peggioramento delle condizioni climatiche, ma anche della lentezza con cui vengono effettuate le manutenzioni, si verificano sempre più frequentemente interruzioni che comportano un ulteriore peggioramento dei collegamenti non solo per le imprese, ma per tutti i cittadini. In particolare, il dibattito si è concentrato sulla situazione della via Cassia nel passaggio sul fiume Paglia che, dopo più di un anno, è ancora in stallo, e su quella attualissima della galleria a Casal di Pari sulla via Senese.

Per quanto riguarda i collegamenti nella provincia di Grosseto, sono da sempre un reale difficoltà, che va via via peggiorando e che impedisce di creare le condizioni per fare impresa, soprattutto per chi pensa a nuovi investimenti sul nostro territorio.

I vari studi effettuati sul tema fino ad oggi dimostrano come la situazione grossetana si stia aggravando anno dopo anno, risultando sempre tra le ultime province, sia a livello nazionale che regionale per percentuale di presenza di infrastrutture.

Confindustria Toscana Sud, per la delegazione di Grosseto, ha dunque deciso di affrontare questo spinoso argomento perché senza una dotazione di infrastrutture non c’è futuro per chi voglia fare impresa in Maremma. Già nel 2007 le tre delegazioni unite avevano individuato nelle infrastrutture un problema concreto del sud della Toscana, rilevando come la dotazione viaria della provincia di Grosseto, fatto 100 la media nazionale, era addirittura pari a 48, dato peraltro peggiore rispetto al 2001, che risultava pari a 71. Sullo stesso indice, nel 2013 la nostra provincia risultava ancora ad un valore pari a 49,5 rispetto ad un valore 102 della Toscana.

Le Assise, a cui hanno partecipato il Governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi, la vicepresidente di Confindustria, Antonella Mansi, il presidente della delegazione di Grosseto, Mario Salvestroni, e il direttore dell’Irpet, Stefano Caini Benvenuti, ha rappresentato, dunque, un momento di riflessione sulle due arterie principali la cui situazione grava sulle spalle della Maremma, la Due Mari e la Tirrenica, nonché sulle vie di collegamento alle zone amiatine e alle colline metallifere.

Il nostro territorio ha bisogno di una dotazione viaria minima – ha affermato Mario Salvestroni, presidente di Confindustria Grosseto – che colleghi la costa con l’interno anche sulle direttrici a sud e a nord della Due Mari. la strada del Cipressino che collega alla Due Mari tutta la zona dell’Amiata in cui operano industrie di vera eccellenza, aspetta ancora un minimo intervento, sempre promesso ma mai attuato, come pure come pure la strada regionale di collegamento tra Follonica, Massa Marittima e l’entroterra aspetta ancora importanti interventi di adeguamento”.

Nell’occasione, il direttore dell’Irpet, Stefano Casini Benvenuti, ha illustrato la sua ricerca sull’Autostrada Tirrenica, mostrando come il completamento della Tirrenica inciderebbe sulla nostra economia.

Nella sua relazione, inoltre, il presidente Mario Salvestroni ha evidenziato come per una ripresa delle imprese sia necessario alleggerire la morsa fiscale, infatti “Il credito alle aziende – ha commentato Salvestroni -, nonostante la liquidità immessa nel sistema bancario non riesce ad arrivare alle aziende. la liquidità, di cui ora abbonda il sistema bancario, è una condizione necessaria per la concessione del credito alle imprese, ma non sufficiente, perché, nei confronti delle aziende che hanno i rating deteriorati da 7 anni di crisi economica le banche sono costrette ad accantonamenti del proprio patrimonio di vigilanza di tale entità da rendere poco conveniente l’erogazione dei finanziamenti, anche a condizioni vicine al tasso di usura. Le responsabilità non vanno ricercate nel sistema bancario, dal momento che con queste regole, le aziende con i migliori rating finiscono per ricevere, dal sistema, finanziamenti che generano liquidità in eccesso che viene impiegata in attività finanziarie anziché in investimenti nell’economia reale”.

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