“Green economy: successi e prospettive per uno sviluppo sostenibile”: questo il tema del dibattito, coordinato dal giornalista Giancarlo Capecchi e organizzato in collaborazione fra Legambiente e la Banca della Maremma, a Festambiente.
Hanno partecipato il presidente Giuliano Amato, Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente, Luca Sani, presidente della Commissione agricoltura della Camera, Francesco Carri, presidente Banca della Maremma, Marco Onado, dell’Università Bocconi di Milano, Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi.
Ma perché proprio questo tema?
“L’importanza del tema della green economy per le Bcc – ha risposto il presidente Carri in apertura di dibattito – nasce dal forte legame che esse hanno con il loro territorio e il suo sviluppo sarà fondamentale come settore di traino dell’economia nei prossimi anni e, contemporaneamente, come fattore di tutela della qualità ambientale”.
“Le banche – ha proseguito Carri – possono favorire lo sviluppo della contabilità ambientale attribuendo valore al rischio legato ai rapporti con l’ambiente (rischio soggettivo che riguarda l’impresa affidata e rischio ambientale in senso più ampio) e concorrere alla crescita della green economy incentivando le buone pratiche d’impresa nel rapporto con l’ambiente stesso. Molti dati evidenziano che il percorso green è ben avviato in Italia: sta contribuendo a rilanciare la competitività del made in Italy e, più in generale, a promuovere un nuovo modello imprenditoriale, fondato sui valori della qualità, dell’innovazione, dell’ecoefficienza e dell’ambiente. Dall’inizio della crisi infatti, circa un quinto delle imprese (oltre 340.000) hanno investito in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia, contenere le emissioni di CO2. Un orientamento strategico, tanto che dalla green economy si stima pervenga un valore aggiunto di 101 miliardi di euro, pari al 10,2% dell’economia nazionale”.
“Si stimano in circa 3 milioni i lavoratori che applicano competenze green, pari al 13,3% del totale nazionale. I green jobs determinano il 70% di tutte le assunzioni destinate a ricerca e sviluppo delle nostre aziende – ha concluso Carri -. Il 43% dell’energia elettrica è ormai prodotto da fonti rinnovabili che sono la prima fonte”.
E Zanchini, autore del libro “Ambiente Italia 2015”, ha evidenziato come la collaborazione fra Legambiente e il Credito Cooperativo per il finanziamento di progetti che avessero un alto contenuto “ambientale” sia stata attivata in un momento in cui ancora sembrava utopistico poter pensare al raggiungimento di obiettivi che oggi sono invece realtà.
L’approvvigionamento di energia da fonti alternative è divenuto progressivamente sempre più pesante nel contesto nazionale. Gli impianti che utilizzano fonti alternative sono oltre 600.000 nel territorio nazionale e ormai più del 40% dell’energia prodotta in Italia proviene da tali impianti. Ciò senza che l’industria dell’energia sia stata penalizzata, come molti temevano, dallo sviluppo di queste nuove tecnologie.
In particolare, l’utilizzo dell’energia solare dovrebbe essere incentivato per la produzione di elettricità, non tanto con incentivi economici diretti come avveniva fino a pochi anni fa, quanto cambiando le leggi e dando la possibilità a chi produce energia in proprio di poterla sfruttare direttamente. Tale apertura consentirebbe di per sé di incentivare l’utilizzo delle fonti rinnovabili, ripagando in breve tempo i costi.
“Sono stati finanziati da Credito Cooperativo e Legambiente – ha concluso Zanchini – più di 6.000 progetti, la maggior parte dei quali piccoli. Questo non è un caso: si è sempre cercato di assicurare la qualità ‘ambientale’ dei progetti. È con questo spirito che si deve proseguire, affinché siano sempre incoraggiati i progetti migliori e più innovativi”.
Da parte sua, Leopoldo Freyrie ha spiegato come l’occupazione del suolo in Italia negli ultimi 50 anni sia stata condizionata dall’ormai vecchia legge urbanistica degli anni ’40, che non è più in grado di rispondere alle esigenze di recupero del territorio che oggi si manifestano.
“È importante risanare quanto già sfruttato – ha detto Freyrie – per riqualificare zone ora abbandonate e adeguare ai nuovi canoni costruttivi le città per ottenere un risparmio energetico notevole, rispetto ai consumi di oggi. Con lo sviluppo delle nuove tecniche costruttive e la loro applicazione, sia sul nuovo che nel recupero del vecchio patrimonio immobiliare, si potrebbero raggiungere risparmi energetici fino alla metà dei consumi attuali”.
Giampiero Sammuri ha ricordato che i turisti che mediamente visitano in un anno i 23 parchi italiani sono un numero molto elevato. La superficie occupata dai parchi è di circa il 12% del territorio e tali zone vanno assolutamente salvaguardate.
“Nei territori dei parchi – ha dichiarato Sammuri – è stato riscontrato un reddito pro-capite mediamente più elevato rispetto alle zone ad essi limitrofe. Vi è inoltre una maggior presenza di imprese costituite da giovani e donne che puntano in modo innovativo a utilizzare le risorse naturali. Pertanto è importante sviluppare la tutela delle aree naturali proprio perché non solo si tutela l’ambiente, ma si può anche concorrere allo sviluppo dell’indotto turistico”.
Marco Onado, dal suo punto di vista, ha precisato come l’economia verde faccia ormai parte a pieno titolo dell’economia del Paese: il progressivo e sempre più intensivo sfruttamento delle risorse pone l’economia di fronte al problema di gestire al meglio le risorse stesse.
E’ ormai indispensabile parlare di contabilità ambientale non solo in termini di pianificazione di un corretto utilizzo delle risorse, ma anche in termini di costi economici e sociali, che possono derivare dallo sfruttamento senza freni dell’ambiente.
“E’ ormai provato che le imprese che si impegnano nella green economy sono quelle a più alto tasso di sviluppo e innovazione, e possono quindi fungere da traino per l’intera economia nazionale”, così ha concluso Onado.
“L’agricoltura – è poi intervenuto Luca Sani – è un settore che ha poco peso rispetto al Pil nazionale, tuttavia ha un valore aggiunto maggiore, sempre più crescente. Oggi gli agricoltori sono chiamati ad avere un ruolo produttivo che vada di pari passo con quello di custodi dell’ambiente. Molti giovani si stanno riavvicinando al modo agricolo ed è necessario dare i giusti incentivi, che sappiano garantire un reddito adeguato a chi si impegna in agricoltura. Un incoraggiamento forte può rivitalizzare un settore che sempre più tornerà ad assumere importanza per la creazione delle risorse alimentari e per la tutela ambientale, applicando i principi della green economy”.
“Il problema ambientale – così Giuliano Amato – è divenuto il problema centrale dei nostri tempi: per questo è indispensabile parlare di green economy. Le nuove generazioni sono molto preoccupate di quello che potrà essere il loro futuro in un mondo che rischia di collassare. Il problema ambientale è ormai un problema di sopravvivenza della stessa umanità. L’uomo ha causato negli ultimi 200 anni l’innalzamento della temperatura media globale per le forti emissioni di gas serra: rischiamo di trasformare il pianeta in una vera e propria camera a gas. Esistono tecnologie per poter evitare questa ecatombe, alla quale probabilmente sopravvivrebbe la natura, ma non l’uomo”.
“Le tematiche ambientali, quindi – ha concluso il presidente Amato –, non sono solo appannaggio di pochi intellettuali, ma devono interessare tutti perché riguardano il nostro futuro prossimo, ma soprattutto quello delle nuove generazioni”.
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