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Crisi economica a Grosseto: ancora profonda difficoltà per il commercio e incertezza per il futuro

di Redazione
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Tra qualche giorno nel capoluogo regionale, i tecnici dell’Osservatorio sul Commercio illustreranno alla stampa ed ai rappresentanti delle categorie economiche i risultati sull’indagine congiunturale del settore commercio in Toscana relativa al trimestre gennaio-marzo 2014. Per quanto riguarda l’approfondimento provinciale tali dati sono stati disaggregati a cura dell’ufficio studi della Camera di commercio di Grosseto; il conseguente approfondimento consente a Gianni Lamioni, Presidente della Camera di Commercio di Grosseto, di introdurre alcune brevi riflessioni  sia di carattere generale che in merito al dato maremmano-

“Il perdurare della fase recessiva insieme alla difficoltà di credito, alla crescita della disoccupazione, soprattutto giovanile, ed alla pressione fiscale costituisce un contesto  economico finanziario, ma anche psicologico, fortemente preoccupante che ha condizionato, loro malgrado, le famiglie, inducendole ad operare, un taglio notevole dei consumi, comprimendo anche quelli  ritenuti, fino a poco tempo fa, indispensabili. Nei numeri in Italia, il calo dei consumi nel primo trimestre 2014 ha continuato ad essere molto pesante: – 3,7 punti percentuali rispetto alla già fortissima  contrazione di inizio 2013 (-10%); in estrema sintesi si tratta di un rinnovato prolungato stato di crisi delle vendite al dettaglio – afferma Lamioni-.

I consumatori grossetani per parte loro-  sottolinea Lamioni-, risentono anch’essi della situazione critica in cui versa il Paese e, seppur su di un livello più contenuto, si sono allineati da tempo alla stretta sui consumi. I risultati della “stretta”, nel nostro piccolo, continuano a preoccupare: il volume delle vendite complessivo delle imprese commerciali maremmane per il venticinquesimo trimestre consecutivo subisce una  flessione  (-2,5% nel primo trimestre del 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013). Per quanto possa consolare il nostro risultato non raggiunge, in negativo, il valore medio nazionale né quello regionale; in Toscana, infatti, Grosseto si colloca al settimo posto nella graduatoria delle 10 province.

In estrema sintesi le pesanti criticità che, purtroppo, ormai da tempo cingono d’assedio il nostro sistema economico provinciale, si manifestano come diretta conseguenza di una crisi di estesa e prolungata portata. Una crisi che – conclude il presidente della Camera di Commercio-, mette a dura prova la capacità di tenuta del nostro tessuto imprenditoriale ma che, dall’altro lato, impone anche di ripensare e rinforzare le leve per il rilancio della nostra economia. Un ‘rinvigorimento’ delle leve che, muovendo dalla consapevolezza del valore esperenziale che nasce dal territorio, dovrà declinare in positivo le opportunità che provengono dalla innovazione. E’ proprio attorno a questo tema, e cioè l’innesto della  innovazione nella tradizione, si articolerà la XI  Giornata dell’economia in programma per  il prossimo 14 luglio.”

Nel primo trimestre del 2013 il campione degli operatori commerciali della provincia di Grosseto conferma nel complesso, rispetto allo stesso periodo gennaio-marzo dello scorso anno, l’andamento negativo  delle vendite  negli esercizi al dettaglio (-2,5%); tuttavia il dato a livello tendenziale risulta decisamente “meno peggio” sia di quello rilevato nel quarto trimestre 2013 (-8%) che di quello nello stesso trimestre del 2013  (-6,2%) . Inoltre, a differenza di quanto registrato nelle ultime rilevazioni trimestrali, Grosseto con -2,5% manifesta un andamento negativo lievemente più contenuto rispetto al valore riscontrato in ben 6 province toscane: Siena(-4,5%), Pisa (-4,3), Massa Carrara (-4,3%), Arezzo (-3,5%), Lucca (-2,9%), Livorno (-2,7%); mentre la provincia che fa registrare, ancorché negativo,  il valore migliore è quella di Prato (con -1,8%).

I dati complessivi, purtroppo, inducono a rinnovare, ancora una volta, la considerazione di profonda difficoltà in cui versa il settore commerciale nel Paese (-3,7%); con punte di particolare rilievo negativo per le macro regioni centrali (-5%) e per il Mezzogiorno (-4,2%). Per quanto riguarda la nostra provincia un dato tra tutti merita di essere rappresentato: dal 2005 ad oggi la cosiddetta piccola distribuzione ha ridotto il giro d’affari di circa il 45%, la media distribuzione del 33,2%, mentre la grande distribuzione è riuscita a mantenere sostanzialmente stabili i propri fatturati di vendita. In estrema sintesi, dai dati dichiarati dagli imprenditori intervistati, nel tempo, discende che il giro di affari di tutto l’insieme del settore commerciale grossetano in 10 anni ha registrato un calo di circa 30% del valore complessivo.

 L’andamento negativo in  provincia di Grosseto, continua a riproporre una prolungata flessione (da oltre sei anni tutte le indagini trimestrali si sono caratterizzate, nel complesso, per un prolungato ed ininterrotto segno meno) che, salvo sporadiche eccezioni iniziali, ha finito per interessare nello specifico, pur con evidenti diversità, tutte le tipologie del commercio al dettaglio. Nel periodo gennaio-marzo 2014 la situazione più critica si registra, così come i due trimestri precedenti, nella piccola distribuzione, 1-5 addetti, con il -3,2%, il trend, anche se più contenuto nel dato numerico, non migliora per la  grande distribuzione, 20 e più addetti, dove si passa dallo -4,2% dello scorso trimestre all’attuale -1,5%  mentre la media distribuzione, 6-20 addetti , con un calo del 1,2% risulta essere il settore che  “soffre” di meno.

Nell’esaminare il dato disaggregato per articolazione tra esercizi specializzati in  alimentari e non alimentari, si riscontra che nel primo trimestre 2014 non si manifesta, come in passato, una sensibile differenza di comportamento tra le due specializzazioni. Infatti il valore relativo al  food (-2,4%) risulta di poco migliore del no food (-2,8%) con significativi recuperi, nel confronto temporale, per ambedue i settori rispetto al  passato trimestre (nel IV trimestre 2013 food -8,4% e no food -10%). Nel casodel confronto spaziale, i livelli medi provinciali ripresentano grosso  modo la graduatoria tra le dieci province toscane, anche se con una sensibile diversità  più marcata per gli specializzati alimentari rispetto agli specializzati no food  .

Il trend delle vendite negli ipermercati, supermercati e grandi magazzini (-1,2%)  risulta invece  particolarmente fluttuante dal punto di vista territoriale tanto è che solo Firenze(-1,3%) e Massa Carrara (-4,2%) manifestano valori peggiori. Probabilmente, perlomeno nel caso degli esercizi della nostra provincia, la “gravità” ed il perdurare della crisi ha finito per aggredire anche le grandi tipologie di vendita, che fino a pochi mesi fa,  e comunque in un passato abbastanza recente, avevano ben assorbito la stretta sui consumi. Tale risultato  può essere letto come una ulteriore prova della progressiva contrazione della disponibilità finanziaria delle famiglie che comprimono le loro spese nonostante una massiccia e diffusa politica aziendale di sconti e promozioni delle mega-strutture.

Nel passare all’analisi dei dati ricavabili dalla periodica indagine dell’Osservatorio ed in particolare operando la disaggregazione del segmento degli esercizi specializzati non alimentari, si registra che tutte le voci, nessuna esclusa, rinnovano un marcato andamento recessivo, tabella n. 3. Dai dati riportati in tale tabella si evince che tra i tre distinti comparti quello che fa rilevare il peggior risultato è il settore dei prodotti per la casa ed elettrodomestici (-6,8%), dato che, pur inferiore di quasi 3 punti rispetto al valore del IV trimestre del 2013, risulta comunque preoccupante per l’intensità e, soprattutto, per il costante reiterarsi. Va un pochino meglio, ma non molto, stante anche le fiduciose attese a suo tempo riposte nei saldi di inizio anno, per il comparto abbigliamento ed accessori che con -3,2% risulta migliorare di 4,6 punti il dato riscontrato nell’ultima rilevazione (-7,8%) .

Più contenuto il calo relativo alla residuale voce degli esercizi no food  classificata come altri prodotti non alimentari (-1,1%); valore  che, se si effettua  il confronto temporale, risulta aver “risalito”, rispetto al periodo ottobre-dicembre 2013  ben 10 punti negativi .

L’ aumento  del livello delle scorte di magazzino, conferma quanto più volte sottolineato a proposito delle accresciute difficoltà da parte delle varie tipologie di esercizi nell’affrontare sia la crisi dei consumi che la variazione dei comportamenti di acquisto dei consumatori. Nel primo trimestre del 2014, il 90% degli imprenditori commerciali grossetani intervistati  ritiene che le giacenze di magazzino siano adeguate rispetto alle proprie esigenze, mentre il 6% dichiara un esubero  e soltanto il 4% le ritiene scarse.

L’insieme dei diversi fattori negativi (stretta consumi, mancanza di disponibilità finanziarie,  disoccupazione, ecc.) non sembra però produrre, sul fronte delle aspettative a breve termine, una ulteriore caduta nel clima di fiducia dei commercianti maremmani. Infatti le aspettative degli imprenditori per il periodo aprile – giugno 2014 manifestano, nel complesso, una tiepida aspettativa positiva; il saldo complessivo fra attese di incremento e decremento delle vendite è 20 (nell’ultimo trimestre era -43). Il quadro diventa però più incerto se l’attenzione viene indirizzata verso le imprese della piccola distribuzione; per questa  tipologia le previsioni per le vendite nel secondo trimestre del 2014 (che pure contiene le festività pasquali ed alcuni ponti festivi) risultano particolarmente contenute a differenza di quanto dichiarato sia per la media che per la grande distribuzione, rispettivamente, pari a +24 e +47.

Conclusioni

Concludendo, passando nell’analisi dei dati della indagine dal breve al medio termine, troviamo una certa conferma del clima di incertezza e, ovviamente, di palese preoccupazione tra gli imprenditori commerciali della nostra provincia. Solo il 19% degli imprenditori commerciali prevede uno sviluppo dell’attività (nelle tre ultime indagini, erano nell’ordine, il 20%, il 13% ed  il 20%), il 79% una  stabilità mentre l’ 1% una diminuzione; e l’1% (in precedenza, rispettivamente 2%, 1% e 2%) ritiene probabile il ritiro dal mercato.

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