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Imu e Tares: stangate troppo pesanti per le imprese

di Redazione
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La Toscana è la seconda regione italiana per incidenza dei costi della Tares. Con l’introduzione della nuova tassa le spese per le famiglie e per le imprese aumenteranno del 17,6%. e non è finita qua. L’Imu sugli immobili produttivi nel 2012 è costata alle aziende 9,3 miliardi di euro, quasi il 40% degli introiti di gettito del tributo arrivati nelle casse statali. Ma il 2012 non è stato l’anno peggiore, da gennaio 2013 l’imposta municipale sui capannoni delle imprese è più costosa, l’aumento automatico da 60 a 65 del moltiplicatore da applicare alle rendite catastali per gli immobili produttivi, scattato da inizio anno, ha fatto lievitare il prelievo Imu dell’8,3%, pari a 491,2 milioni di euro di maggiori tasse per le aziende italiane.

In vista delle decisioni del governo su entrambi le questioni, Confartigianato ha calcolato l’impatto dei due tributi su imprese e famiglie scoprendo che, rispetto all’Ici, l’Imposta municipale sugli immobili ha generato un maggiore prelievo fiscale di 14,5 miliardi sui contribuenti italiani.  E come spesso accade a pagare di più, nel passaggio sono stati gli imprenditori. Infatti il 50,6% dei Comuni italiani ha aumentato l’aliquota base da applicare agli immobili produttivi, con il risultato che la media nazionale applicata agli immobili produttivi è pari al 9,4 per mille, a fronte del valore base del 7,6 per mille. Se l’Imu ha aumentato il prelievo fiscale sulle imprese, le cose non sembrano migliorare con la Tares. Secondo Confartigianato, l’applicazione del nuovo tributo su rifiuti e servizi provocherà un aumento medio di 26 euro per abitante, pari al 17,6% in più rispetto a quanto avviene con l’applicazione degli attuali tributi sui rifiuti. I rincari  andrebbero a sommarsi ai continui aumenti registrati in questi anni dalle tariffe sulla spazzatura: tra marzo 2012 e marzo 2013 sono cresciute del 4,9%, tra marzo 2008 e marzo 2013 gli aumenti sono stati del 22,1% e, addirittura, negli ultimi 10 anni hanno raggiunto il + 56,6%. Per alcune tipologie di imprese, l’applicazione della Tares sarebbe un vero e proprio salasso: è il caso delle attività artigiane di pizza al taglio operanti in piccoli Comuni che subirebbero rincari del 301,1%. Non andrebbe meglio per i laboratori artigiani di pasticceria che pagherebbero il 181,7% in più. Aumenti significativi anche per i piccoli produttori di pane e pasta che nel passaggio da Tarsu a Tares sarebbero costretti a sborsare il 93,6% in più.

Gli imprenditori non possono sopportare una tale pressione fiscale – spiega Mauro Ciani, segretario generale di Confartigianato Imprese Grosseto – se poi la si unisce al clima di incertezza politica degli ultimi tempi si intuisce molto facilmente le difficoltà che le nostre aziende stanno attraversando. Un immobile produttivo non può essere considerato come una seconda casa: i nostri laboratori vanno esentati dall’imposta perché sono la nostra prima casa. Su Imu e Tares vanno trovate soluzioni che, oltre ad evitare l’inasprimento della tassazione, siano capaci di garantire la semplificazione impositiva e amministrativa?”. 

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