Un’altra legge contro l’occupazione: in un momento difficile per l’economia lo Stato italiano continua a emettere norme e decreti che non fanno altro che ostacolare le imprese.
E’ quanto denunciato da Confartigianato, che rivela inoltre come dal primo agosto potrebbero trovarsi senza un’occupazione molti dei 57mila installatori italiani che operano nel settore dell’energia da fonti rinnovabili: fotovoltaico, biomasse, solare termico, pompe di calore e geotermia.
In provincia di Grosseto sono 400 le imprese che si occupano, o comunque hanno i titoli per occuparsi, di questa tipologia di impianti, con 1.000 lavoratori coinvolti. Il destino che purtroppo attende queste aziende non è dei migliori, a causa del decreto legislativo 28/11, che, recependo una direttiva europea, impone percorsi di qualificazione professionale per i responsabili tecnici delle aziende, titolari e dipendenti.
Ma mentre per i laureati e i diplomati agli istituti tecnici la legge non prevede obblighi di formazione e per i diplomati di scuola professionale impone un corso di 80 ore, non c’è alcun riferimento a titolari e dipendenti in possesso del titolo di studio della scuola dell’obbligo e dell’esperienza maturata in anni di lavoro. Le competenze acquisite nel tempo, non senza fatica, vengono così a perdere il loro valore e per la legge è come se non esistessero.
“Così è difficile andare avanti: o si pensa al futuro delle imprese o l’Italia rischia il tracollo. Ricordiamoci che sono le piccole aziende che danno il maggior contributo nel nostro Paese all’economia intera, quindi dovrebbero per lo meno essere tutelate e non ostacolate continuamente – spiega il segretario generale di Confartigianato Imprese Grosseto, Mauro Ciani -. Si tratta di una disposizione assurda, inaccettabile e discriminatoria che impedisce di lavorare a migliaia di imprenditori che da anni svolgono con competenza la propria attività”.
Una norma come questa si abbatte come una mannaia sulle imprese del settore, messo già in ginocchio dalla crisi economica. Confartigianato Impianti ha fatto presente la problematica al Ministero dello sviluppo economico proprio per sollecitare la modifica della legge.
“Chiediamo che nel decreto legislativo vengano salvaguardati i diritti acquisiti degli installatori di impianti – conclude Ciani -, non laureati o diplomati, che operano da anni sul mercato. Siamo pronti a far sentire la nostra voce in tutte le sedi istituzionali per difendere il diritto dei nostri imprenditori a lavorare”.