Chiude la programmazione estiva dell’associazione culturale “Arti in corso” una mostra molto particolare: “Leggo per legittima difesa”.
Come si evince dal titolo, che è una citazione da Woody Allen, la mostra celebra il potere salvifico della lettura e della parola scritta. Le restrizioni dovute alla pandemia, i luoghi di ritrovo, i cinema e i teatri chiusi ci hanno spinto ancora di più verso la lettura; sembra infatti che in quest’anno e mezzo le uscite editoriali e l’acquisto di libri, specialmente on line, siano aumentati significativamente. Arti in corso dedica questo omaggio, una sorta di ringraziamento, alla forma culturale che ci ha accompagnato e che continua ad accompagnarci nella nostra solitudine.
Per farlo è stato scelto un artista particolare, Giulio Cerocchi, che utilizza la sua grande competenza di fotografo, accumulata nella cultura e nell’ambiente fotografico milanese degli anni ’70/’80 e approfondita in seguito con esperienze ricche e varie di ricerca espressiva, coniugandola, anzi “contaminandola”, come Cerocchi ama precisare, con l’uso di materiali come il ferro, il legno, i mattoni arrivando a vincere la sfida della tridimensionalità in installazioni suggestive. “Leggo per legittima difesa” verrà inaugurata venerdì 20 agosto, dalle 19 alle 22.
La mostra sarà visitabile nei fine settimana, dalle 19 alle 22, fino al 29 agosto, o su appuntamento.
Le opere presentate consistono in tre nuclei. Il primo: una decina di immagini dal progetto “Giorno 16 febbraio, anno 1985”, concepito per l’occasione del matrimonio di un amico; fotografie stampate in bianco e nero e dipinte a mano con anilina colorata su alcune parti delle immagini, con inserite frasi tratte da “Il quartetto di Alessandria” di Lawrence Durrell, un’opera in quattro volumi, dove la stessa storia, densa di intrighi e passioni, viene raccontata da quattro personaggi diversi.
Tutto il muro di fondo della galleria è dedicato all’installazione fotografica tridimensionale “Il silenzio della parola, il rumore della carta”– anno 2018.
Cerocchi fotografa le costole dei suoi libri disposti su una mensola bianca e illuminati con una luce diffusa. Lo scenario è essenziale, lineare, l’inquadratura minimalista. Solo uno dei titoli, quello più importante e uno per ciascun ripiano, sbuca dal livello bidimensionale, quale risultato di un’ulteriore ed ennesima preferenza o, più semplicemente, di una gratitudine manifesta.
Secondo Cerocchi, «la lettura di un libro, il suo pensiero, il messaggio, formano la mente di un essere umano, nel bene e nel male. Questo grande contenitore del sapere, l’acquisizione dei suoi valori, delle sue fantasie può formare un individuo dando un accrescimento mentale che lo accompagnerà nella vita quotidiana e non solo». (dal commento critico di Loredana De Pace, giornalista e curatrice indipendente).
Infine il progetto più recente, del 2021: “Errata Corrige”, installazione fotografica tridimensionale accompagnata da una stecca in legno portagiornali per lettura, come fino a pochi anni fa si trovava nei caffè. La locuzione errata corrige non viene qui utilizzata nel senso bibliografico, ma la correzione – piccoli testi di vari autori inseriti, per attinenza contestuale, in un foglio sovrapposto a pagine di giornali d’epoca – più che correggere, crea una nuova storia, svelando le infinite potenzialità della parola scritta.
Giulio Cerocchi vive e opera tra Milano e Grosseto. Ha esposto in Italia e all’estero in gallerie e istituzioni pubbliche e private, ha partecipato a festival e fiere d’arte. Per informazioni, visitare il sito www.giuliocerocchi.net