Nuovo appuntamento con la stagione teatrale estiva organizzata dal Comune di Grosseto in collaborazione con la Fondazione Toscana Spettacolo onlus.
Sabato 31 luglio, alle 21, al Giardino dell’Archeologia c’è Ascanio Celestini con “Radio clandestina”, spettacolo prodotto da Fabbrica in cui l’attore racconta la strage delle Fosse Ardeatine a partire dal testo di Alessandro Portelli “L’ordine è già stato eseguito”.
Il biglietto costa 10 euro: per le normative anti-Covid19 è consigliata la prenotazione (cell. 331.7646562 o e-mail bucinellafestival@gmail.com).
Che valore ha la memoria? Come il passato influisce sul nostro presente? In questo spettacolo, che ha debuttato nel 2000, Ascanio Celestini racconta l’occupazione nazista a Roma, partendo dall’eccidio delle Fosse Ardeatine per dare voce alle migliaia di famigliari e amici colpiti dalla morte delle 335 persone assassinate.
«Una donna si avvicina e chiede a qualcuno di leggerle i cartelli sui quali è scritto fittasi e vendesi. La donna è analfabeta – raccontano dalla produzione –. Qualcuno le risponde che “al giorno d’oggi voi siete una rarità, ma durante la guerra c’era tanta gente che non sapeva leggere. E tanti andavano al cinema Iris di Porta Pia da mio nonno Giulio per farsi leggere i proclami dei tedeschi sui giornali”. Il 25 marzo del ’44 se ne fanno leggere uno che annuncia la morte di 320 persone: è l’eccidio delle Fosse Ardeatine. “Questa dell’Ardeatine è una storia che uno potrebbe raccontarla in un minuto o in una settimana”. È una storia che comincia alla fine dell’Ottocento, quando Roma diventa capitale e continua negli anni in cui si costruiscono le borgate, continua con la guerra in Africa e in Spagna, con le leggi razziste del ’38, con la seconda guerra, fino al bombardamento di San Lorenzo, fino all’8 settembre. È la storia dell’occupazione che non finisce con la liberazione di Roma. È la storia degli uomini sepolti da tonnellate di terra in una cava sull’Ardeatina e delle donne che li vanno a cercare, delle mogli che lavorano negli anni ’50 e dei figli e dei nipoti che quella storia ancora la raccontano».