Separata? Single? Macché. La definizione che più di ogni altra esprime la condizione femminile dopo la fine di una relazione sentimentale è quella di donna abbandonata. Parola di Fulvia Perillo, autrice del divertente romanzo “Volevo un Fante di Cuori. Fisiopatologia della donna abbandonata”, che a undici anni dalla sua prima uscita torna finalmente disponibile in versione cartacea e anche in e-book.
La scrittrice affronta, con un piglio serioso e una scrittura ironica e a tratti comica, la questione della donna abbandonata come se si trattasse di una vera e propria malattia. Ne indaga le cause remote, genetiche e familiari, in una sorta di anamnesi, per passare poi ai sintomi infantili che ne annunciano la comparsa nell’età adulta, fino allo studio delle varianti più pericolose.
La voce narrante è quella di Claudina Piuville, filosofa, imprenditrice nel campo delle pompe funebri e soprattutto donna abbandonata. Secondo Claudina, abbandonate si nasce. La predisposizione è già nel Dna. Nel suo caso, è addirittura in entrambi i rami, paterno e materno, come dimostra la storia familiare dal 1870 in poi.
Il suo racconto attraversa tre secoli di inquietudini sentimentali, popolati da una galleria di personaggi estrosi e strepitosi, tra la Toscana e Napoli: donne canterine, bizzarre, talvolta pazze, ma sempre indomite, e uomini farfalloni, mariti fedifraghi, fidanzati infedeli. Le loro vicende amorose si intrecciano attraverso il sottile filo delle generazioni, tra cronache rosa e canzoni Sanremesi che scandiscono gli anni.
I casi di Folgore, Argentina, Flora, Carlotta, Domenica e Rosa Tea mostrano che gli agenti patogeni dell’abbandono sono i maschi. Ne esistono sei categorie: i fedeli, rarissimi; i contemporanei abitudinari, che hanno una moglie e una fidanzata fissa; i contemporanei occasionali, come i precedenti ma più propensi ad allacciare sempre nuove relazioni; i sequenziali puri, che vivono una relazione dopo l’altra (in sequenza, appunto); i sequenziali alternanti, che abbandonano, poi si pentono e tornano indietro; e infine gli infedeli sostanziali. Non mancano, peraltro, consigli e suggerimenti sugli stili di vita più idonei a evitare l’abbandono.
Un libro delizioso e gradevolissimo, in cui la verve narrativa dell’autrice regala al lettore 220 pagine di sorrisi e buonumore. Non prive, peraltro, di una nota triste e malinconica: l’abbandono, si legge, è «una casa che perde metà della vita, abiti, odori, pensieri. Tutto se ne va. Rimane solo la possibilità di accendere la luce in un’altra stanza per pensare che qualcuno ci sia».
Fulvia Perillo vive e lavora a Grosseto. Affianca alla professione di medico la passione per la scrittura. Ha pubblicato i racconti “Anellini in Pasta corta” (2019), “Metteva l’amore sopra ogni cosa” (2019) e “Il cuore ha quasi sempre ragione” (2018).