Dal 27 giugno nella cattedrale di Grosseto è esposto un antico Evangeliario in pergamena di origine etiopica, scritto in lingua ge’ez (idioma semitico usato in Etiopia fino ad alcuni secoli fa), di incerta datazione (fine XV sec.-inizi XVI), probabilmente proveniente dal Tigray (Etiopia settentrionale).
Il manoscritto, in deposito permanente al Museo archeologico e d’arte della Maremma, è stato recentemente sottoposto a restauro conservativo grazie all’Istituto per l’Oriente “Carlo Alberto Nallino” e all’associazione internazionale di studi sul Mediterraneo e l’Oriente nel quadro del progetto del Miur: “Studi e ricerche sulle culture dell’Asia e dell’Africa: tradizione e continuità, rivitalizzazione e divulgazione”.
Nell’ambito di “ArtetraNoi”, la rassegna curata dall’ufficio diocesano per la pastorale culturale per riportare, per brevi periodi, in cattedrale opere o oggetti d’arte sacra che racchiudono un valore che va oltre il dato artistico, in collaborazione col Museo archeologico e d’arte della Maremma è stato pensato un momento che aiuti a comprendere meglio il valore e il significato di questo antico codice, in cui sono riportati i testi dei quattro vangeli canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni), impreziosito da due pagine in cui sono raffigurati gli evangelisti Marco e Luca e da cornici policrome all’inizio di ogni vangelo.
Per questo, giovedì 9 luglio, alle 18.30, in cattedrale, il professor Gianfracesco Lusini, dell’Università di Napoli “L’Orientale” e coordinatore del progetto Catalogo nazionale dei manoscritti etiopici in Italia, presenterà l’Evangeliario. Con lui Massimo Villa, docente che fa parte del progetto, e Gioia Bottari, che si è occupata del restauro del manoscritto. Introdurrà Chiara Valdambrini, direttrice del Museo archeologico e d’arte della Maremma.