Home Amiata I legami tra Jefferson, la Maremma e Monticello Amiata al centro di una conferenza in Senato

I legami tra Jefferson, la Maremma e Monticello Amiata al centro di una conferenza in Senato

di Redazione
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Ci sono parti della storia maremmana ancora poco conosciute che, però, rappresentano dei tasselli fondamentali per scoprire il nostro territorio.

Una di queste è stata approfondita da una nutrita rappresentanza di Monticello Amiata grazie a Manuel Vescovi, senatore della Lega e consigliere comunale di Cinigiano, che ha organizzato a Roma, nella suggestiva cornice di Palazzo Madama, una conferenza sul rapporto che ebbe il terzo presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson con la Maremma ed in particolare con Monticello. Un incontro organizzato insieme all’associazione degli Amici del Santuario della Madonna di Val di Prata, accompagnata per l’occasione da Riccardo Bramerini che condivide con Vescovi il seggio in consiglio comunale a Cinigiano.

Il relatore della giornata è stato Giovanni Tomassini, appassionato di storia templare e profondo conoscitore della Maremma, ed ha partecipato all’evento il primo segretario dell’ufficio politico dell’ambasciata americana di Roma Christopher Curran.

Gli Amici del Santuario della Madonna di Valdi Prata – spiega il consigsiere Bramerinida tempo avevano pensato di organizzare questa conferenza e grazie al contributo del Senatore Vescovi, segretario della commissione esteri, siamo riusciti a coinvolgere l’ambasciata americana per andare ad approfondire ancora di più un periodo importante della storia del nostro territorio”.

Una parte della Toscana, quella di Cinigiano, di cui il senatore Vescovi non solo si è innamorato, ma che sta contribuendo a far conoscere. “Ho trovato subito una risposta positiva dall’ambasciata – ha dichiarato Vescovi –. Un passaggio importante per andare a ricostruire questo rapporto così stretto, ma poco conosciuto, tra Thomas Jefferson, figura affascinante ed uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, la Maremma ed il Monte Amiata”.

Una Toscana che viene richiamata proprio dalla villa di Jefferson chiamata Monticello, di ispirazione palladiana, ed inserita in un contesto paesaggistico molto simile alla Toscana. “Monticello – ha spiegato Christopher Curranè un luogo suggestivo che richiama l’Italia e l’amore che l’ex presidente nutriva per questo paese”.

Un amore che si intensifica a fine ‘700, pochi anni prima della sua elezione, ha ricordato lo studioso Giovanni Tomassini. “Ad influenzarlo è stato sicuramente il rapporto stretto tra un grande toscano dell’epoca e suo vicino di residenza in Virginia – ha spiegato il relatore, cioè il nobile fiorentino Filippo Mazzei. Jefferson fu poi inviato come diplomatico a Parigi e da lì venne in Italia. I documenti ufficiali parlano di un viaggio tra Milano e Torino, ma sappiamo per certo che più volte si è recato in Toscana ed in particolare in Maremma. Viaggi che furono dovuti soprattutto al fatto che l’attuale territorio della provincia di Grosseto fosse diviso in sette tra stati e autonomie con cui i neonati Stati Uniti dovevano tessere rapporti: il Granducato di Toscana, il Principato di Piombino, lo Stato dei Presidi, lo Stato della Chiesa, il Ducato di Montalto, la Contea di Santa Fiora ed una fondamentale realtà che, seppur inserita nel Granducato, godeva di autonomia, quella di Pitigliano con la sua nutrita comunità ebraica, cui il futuro presidente americano non rimase mai insensibile”.

Tomassini ha poi ricordato due particolari che legavano ulteriormente Jefferson alla Toscana ed alla Maremma, con un terzo relativo a Monticello. “Jefferson parlava un ottimo italiano – ha spiegato -. Se guardate le foto in cui si trova la villa di Monticello in Virginia ed il paesaggio della Maremma meridionale sono simili, con le colline circostanti della stessa altezza e coperte di boschi. E’ certo poi che Jefferson abbia percorso più volte la strada che passa sotto al paese di Monticello il cui nome lo ha sicuramente richiamato per una o più visite”.

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