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Ultimi giorni, fino a domenica 6 gennaio, della mostra “Golf, polo, tennis e yachting, sport dell’Argentario nei foulard incorniciati e non” alla galleria Artemare di Porto Santo Stefano, in corso Umberto 77 – 79, visitata da tante belle e eleganti signore e che vede in esposizione numerose opere di seta, incorniciate e non, dedicate ai tanti sport praticati nel Promontorio, foulard realizzati nel tempo da Brooks Brothers, Gucci, Ferragamo, Hermes, Valentino, Louis Vuitton e altre famose maison di moda.
Il foulard è un’icona, un gioiello che si tramanda di madre in figlia e non passa mai di moda, anzi, come succede alle cose davvero preziose, diventa più bello e con il passare del tempo. Incorniciato è una vera e propria opera d’arte che incanta per la sua bellezza. Alle visitatrici della mostra verranno mostrati 16 modi di indossare i foulard.
La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20 ad ingresso gratuito (tel. 0564.810336 – cell. 339.6930708).
La mostra
Negli anni Sessanta Audrey Hepburn portava il foulard annodato sotto al mento, spesso abbinato ad un paio di occhiali scuri, Jacqueline Kennedy in barca e Catherine Deneuve e Grace Kelly non ci rinunciavano mai facendone una vera e propria divisa. L’abitudine di portarlo sulla testa era anche di Sofia Loren. Forte di questo fascino del passato, il foulard si ripresenta in questi ultimi anni sia sulle passerelle della moda, interprete privilegiato di un’eleganza senza tempo, sia incorniciato come quadro da collezione per abbellire ambienti di uffici, case e barche. Ognuno racconta una storia affascinante con disegni che rappresentano l’indubbia bellezza di mare delle vele, delle racchette, dei cavalli e dei cavalieri e delle attrezzature del golf.
Le origini del foulard si perdono nella notte dei tempi: accessorio antichissimo, visto che appare in Oriente, già in sculture cinesi della dinastia Chu, mille anni prima di Cristo, mentre sono le statue di terracotta dell’esercito dell’imperatore Qin Shihuang a ricordarci come già nel III secolo a.C. la loro divisa comprendesse una specie di sciarpa morbida e spessa, di cui talvolta si indovinavano i vivaci colori. A Occidente è la Colonna Traiana del II secolo d.C. a raccontarci di come i soldati romani si proteggessero la gola dalle intemperie mediante il “focale”, una striscia di tessuto fermata da passanti; indumento che però, soldati a parte, era considerato femminile. I romani portavano anche il sudarium infilato alla cintura per detergersi il viso e il collo e l’orarium legato al polso sinistro per manifestare tripudio al Circo Massimo, per applaudire i campioni o per sottolineare i passaggi migliori dell’arte oratoria.
Secondo quanto ci tramanda Catullo, i più bei foulard, che oggi diremmo di lusso, venivano importati dalla Spagna. Successivamente, da semplice protezione passeranno ad essere indicatori di un determinato status sociale e addirittura elementi indispensabili nelle funzioni religiose. Nel Rinascimento, i fazzoletti erano molto in voga, venivano sfoggiati per raccogliere la capigliatura, per vezzo e per ripararsi. La bellezza delle donne che lo indossavano veniva esaltata anziché occultata. Con lo stesso scopo il fazzoletto da testa si mise anche al collo, si chiamò “fisciù” e servì alle signore per velare una scollatura troppo sfacciata. Ma la vera patria del foulard, dal provenzale “foulat” – riquadro di stoffa, come lo intendiamo oggi, nasce nel 1937 a Lione, grazie al genio di Emile Hermès e Robert Dumas, due produttori di sellerie e di accessori per l’equitazione. E’ con il dopoguerra che Hermès inizierà a produrre gli esclusivi “carré”. Il foulard diventa voce importante anche nel prestigio delle griffe più affermate: in Francia le celebri Dior, Saint-Laurent, Chanel, Givenchy e Louis Vuitton. In Italia nomi antesignani del foulard d’autore sono stati Gucci, Ferragamo, Valentino e Roberta di Camerino seguiti poi da tutti gli stilisti d’alta moda pronta, da Mila Schon ad Armani, a Ferrè.
16 modi di indossarlo
Il foulard è tornato d’attualità, senza essere mai passato di moda. Le passerelle di stilisti e maison lo hanno proposto in questi ultimi anni in tanti modi diversi, non solo annodato al collo o a coprire la testa. La riscoperta dell’accessorio ha dato il via a differenti maniere di interpretarlo e utilizzarlo, circondare la fronte a mò di bandana, trasformati in sensuali top, stretti in vita alla stregua di cinture, legati al polso, tra i capelli come fermagli, arrotolati così da sostituire la collana ed ancora sulle borse come elemento decorativo. Fermamente annodato sotto il collo o in testa risponde assai meglio del volatile cappello, ad ogni esigenza della vita all’aria aperta e dello sport.
L’unica regola da rispettare è che sia visibile per un’eleganza senza tempo che dia un tocco di personalità. Sono veramente pochi i capi d’abbigliamento allo stesso tempo così necessari e così superflui, obbligatori o assolutamente facoltativi, che segnano la personalità di chi li indossa.