È da poco terminata la seconda campagna di scavi archeologici nella pianura tra Roselle e Grosseto: “Emptyscapes” (http://www.emptyscapes.org/).
La ricerca, diretta da Stefano Campana, docente del dipartimento di Scienze storiche e beni culturali dell’Università di Siena, alla quale collaborano il Comune di Grosseto e la Provincia di Grosseto, continua a offrire nuove informazioni e nuove scoperte.
Il progetto fa grande uso di nuove tecnologie (geofisica, droni, lidar per citarne solo alcune) finalizzate alla conoscenza del sottosuolo di quell’ampia porzione di paesaggio, circa 25000 ettari, che si estende tra il capoluogo maremmano e Roselle.
Questa attività ha permesso l’individuazione di circa 2000 nuovi elementi archeologici sepolti, dal periodo etrusco al Medioevo; un numero considerevole di evidenze invisibili ai metodi di prospezione tradizionale, che ha un’influenza sostanziale per la lettura storica dell’area.
La campagna di scavi 2018 è iniziata il 20 agosto e si è conclusa il 5 ottobre. Vi ha partecipato un piccolo gruppo di ricercatori e studenti delle Università di Siena (Benedetta Baleani, Marianna Cirillo, Prospero Cirigliano, Cristina Felici, Ken Saito, Virginia Sommella) e di Parigi 1 La Sorbonne (Elodie Delhommeau). Le attività di scavo si sono concentrate su due aree: la prima lungo il Salica, all’altezza della pianura delimitata da Moscona e Mosconcino, mentre la seconda nella zona dell’Aiali.
Gli scavi hanno permesso l’individuazione di una necropoli di età longobarda, numerosi elementi di insediamenti altomedievali in pianura, non fortificati e sparsi, ai quali si aggiunge un nuovo insediamento sempre di età altomedievale tipo motta, ovvero una struttura fortificata di pianura delimitata almeno da un fossato.
Al di la degli oggetti di notevole qualità e bellezza e della cultura materiale emersa dagli scavi, ciò che è emerso è una profonda trasformazione della complessità strutturale, economica e sociale di questo paesaggio.
“L’inestimabile patrimonio archeologico che abbiamo il privilegio di conservare nel nostro territorio ci pone sempre di più al centro di importanti momenti di studio e di ricerca – dichiarano il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e il vicesindaco e assessore alla cultura, Luca Agresti –; il progetto che ha per protagonista il gruppo di lavoro guidato dal professor Campana è la dimostrazione di quante attività si possono gestire intorno agli scavi e ai reperti ereditati dal periodo degli Etruschi al Medioevo; in termini di studio e approfondimento così come per quanto riguarda la promozione del territorio, la didattica per i bambini e i giovani, la cultura in generale. Di tutto questo ringraziamo l’Università di Siena e quanti si adoperano per il recupero, la conservazione e la valorizzazione di questo prezioso lascito”.
“È stato emozionante veder lavorare sul campo questi validi ricercatori e i loro studenti e poter constatare con mano l’importanza di queste attività ha confermato la bontà del sostegno concesso da parte della Provincia – aggiungono Olga Ciaramella e Marco Biagioni, consiglieri provinciali -. Un contributo che non poteva mancare per un progetto che arricchirà il patrimonio archeologico della Maremma e la sua grande attrattiva tra turisti e appassionati della storia antica”.
“Il ruolo e il contributo dell’amministrazione comunale e provinciale di Grosseto è stato assolutamente determinante – spiega il professor Stefano Campana – per la realizzazione delle due campagne di scavo mettendo a disposizione alloggio, escavatore e l’escavatorista Alfredo Biliotti. Ci auguriamo che le istituzioni cittadine, insieme alla Pro Loco di Roselle, che ha svolto un ruolo di supporto di grande rilievo, vorranno continuare a sostenere il progetto fino al 2020. Senza la loro preziosa collaborazione non sarebbe stato possibile conseguire questi risultati straordinari. In entrambi i casi vogliamo esprimere tutta la nostra gratitudine ai proprietari dei terreni per la cortese disponibilità e collaborazione”.
Il progetto attivo ininterrottamente dal 2007 è stato finanziato dall’Unione Europea (FP7), dal Ministero della ricerca e dalle Università di Cambridge (Gran Bretagna) e Università di Siena.