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Al via la mostra di pittura di Piero Ardenghi

di Redazione
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“In cauta mente” è il nome della mostra del pittore Piero Ardenghi organizzata, con il patrocinio del Comune di Grosseto, presso la Galleria eventi in via Varese, 18. L’inaugurazione è prevista giovedì 5 novembre alle 17.30 e l’iniziativa proseguirà fino al 15 novembre successivo. La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10.30 alle 13 e dalle 17 alle 19.30.

In- cauta- mente

In- cauta- mente, in mente cauta, incautamente. Un trabocchetto di parole, una provocazione lanciata all’interlocutore, un calembour arguto, le cui regole sono stabilite dall’autore. Tra le sillabe di questa sfida lessicale sembra fare capolino il profilo sottile di Piero Ardenghi, che ci sorride e gioca con noi, accompagnandoci in un percorso in cui la pittura è andata a indagare le forme, studiandole, scindendole, scomponendole, ricomponendole e mutandole, in un incauto processo di metamorfosi. La mostra di Piero Ardenghi In-Cauta-Mente è un’antologica che ripercorre la sua produzione degli ultimi sei anni, narrando di un uomo che, pur nella discrezione di un carattere riservato e schivo, ha trovato nella pittura il modo per interloquire finemente con il mondo e con gli altri. La multiforme visione delle cose che Ardenghi ci restituisce, è un viaggio nella dimensione figurativa incautamente rivisitata e trasfigurata. Perché i dipinti dell’artista, pur tenendo d’occhio la classicità fiorentina, filtrata attraverso la frequentazione avvenuta in età giovanile con l’ amico Pietro Annigoni, hanno un taglio moderno, rileggono la tradizione toscana del paesaggio e della figura, reinterpretandone le forme attraverso un punto di vista nuovo. I suoi modelli, siano essi di figura che di paesaggio, sono scanditi da un ritmo jazzistico, come ha scritto Fabrizio Borghini, definiti attraverso una pulsazione ritmica, in cui le campiture di colore si rincorrono, generando una sintesi volumetrica ben definita. E’ proprio il colore a dare un fondamentale contributo a questa costruzione; comprimario nella definizione della forma, sincopato, tassellato, compatto e smaltato, è la cifra Ardenghi, il suo modo controllato e scientifico di narrare il vero. Quello che ammiriamo di questo processo selettivo, frutto di una mente vivida e razionale, è la visione nuova, sintetizzata, innegabilmente unica, che l’artista ci restituisce, giocando con gli enigmi del vissuto, come fa con le parole. I soggetti che popolano i suoi quadri sono scarnificati nella loro essenza, trasfigurati in una dimensione sospesa e silenziosa, in un percorso non convenzionale, scevro da etichette, cosicché la spinta ideativa che si cela dietro il suo atto creativo si muove libera e senza condizioni. Tutti i suoi soggetti, i profili dei paesi toscani come le forme sinuose delle figure, sono caratterizzati da una rifrazione cromatica fondata sui verdi, grigi, ocra e rossi, stesi a campiture piatte, lisce e continue racchiuse dentro i netti confini, cloisonné ossessivo, che riduce le immagini a presenze cesellate. La tradizione e il mondo antico sfumano e cedono il passo ad un mondo nuovo, in cui Ardenghi non si abbandona all’ovvio descrittivo ma ci dà un’immagine della realtà come cristallizzata da un incantesimo. Per l’artista dipingere è una vera esperienza esistenziale, utile a superare gli ostacoli che si interpongono nella vita, un’esperienza antropologica, dettata dall’uomo e ad esso destinata. Come lui stesso dice, “Il dipingere è “dipendenza”, bisogno interiore, una forma di comunicazione, uno sfogo fisico, mentale, intimo, personale”. Quindi, al gioco di parole che ha scelto come titolo della sua mostra antologica, a noi piace associare l’idea di una mente cauta che, incautamente, si avventura nello spazio infinito dell’universo arte, come un argonauta alla ricerca del suo vello d’oro.

Marcella Parisi Storica dell’arte

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