Venerdì 18 luglio, alle 19, al Palazzo Collacchioni al castello di Capalbio, sarà inaugurata la mostra intitolata “L’ombra del colore”, con le opere del maestro Giuliano Caporali.
L’esposizione si terrà nella sala “Caccia”, dove saranno proposte al pubblico 14 opere dell’artista aretino; altre pitture saranno ospitate presso i prestigiosi locali de “Il Frantoio”, in piazza della Provvidenza.
La mostra sarà visitabile fino al 4 agosto, tutti i giorni, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 23.
L’artista
Giuliano Caporali si è diplomato all’Istituto d’arte della sua città ed ha lavorato oltre 35 anni come disegnatore presso la Soprintendenza per i beni e le attività culturali. Molteplici le mostre in Italia ed all’estero, tra cui le personali presso il Palazzo Ducale a Mantova, a Palazzo Pitti a Firenze e le collettive a Salisburgo ed Innsbruck.
“La mia attività presso la Soprintendenza di Arezzo mi ha permesso di studiare da vicino alcuni dei principali Maestri del passato, tra cui Piero della Francesca, Beato Angelico, Signorelli, Cimabue e Vasari, per i quali ho curato elaborati, rilievi e grafici per lo studio ed il recupero delle opere. Dal contatto con i colori delle antiche pitture e dei muri corrosi, con le loro crepe e fenditure, ho tratto essenziali suggestioni soffermandomi sul rapporto tra memoria e spazio, pittura ed architettura, tra natura ed artificio. La mia espressione artistica si colloca ai margini dell’informale: è una pittura gestuale, in rapporto stretto con l’inconscio. Ci sono segni nati da gesti semplici che raffigurano la vita quotidiana, da forme fatte di colore, di sola materia, o graffiate, che vanno spesso a ricoprire o ritrovare la stesura iniziale del quadro, come traccia del nostro vissuto. Non ci sono contorni, i colori si contengono a vicenda, si mischiano compenetrandosi, generando contrasti cromatici e formando una patina di materia pittorica, di energia raggrumata”, così Giuliano Caporali racconta sé stesso ed il suo percorso artistico di oltre mezzo secolo. Le opere colpiscono per la qualità e la ricerca del colore e per l’immensa armonia che esprimono.
La loro genesi è spiegata così dall’artista: “Il mio lavoro attuale è orientato ad esprimere la calma della mente, a manifestare il silenzio. Chiedo all’Io di azzerarsi e cerco una lunghezza d’onda che permetta il dialogo con lo spettatore. Le opere sono universi di significato che chiedono di essere guardati intensamente, scavate al loro interno, nel ritrovare luoghi della memoria, offrirsi ad una meditazione infinita”.