Il 5 dicembre scorso, la Procura della Repubblica ha notificato I’avviso di conclusione delle indagini in relazione al procedimento penale iscritto nei confronti di un uomo di Riotorto (in provincia di Livorno) per i reati di uccisione di animale e di furto venatorio.
Sono terminate, infatti, le lunghe, laboriose e sofisticate indagini svolte dal Gruppo Carabinieri forestale per individuare il presunto responsabile dell’uccisione del lupo ritrovato “crocifisso” all’incrocio del comune di Monterotondo Marittimo nella primavera del 2017.
Il 28 aprile 2017, al confine tra le campagne di Monterotondo Marittimo e Suvereto, nelle prime ore del mattino, fu rinvenuta la carcassa macabramente scuoiata di un lupo, attaccata ad un segnale stradale, con un cartello che riportava la scritta (vergata a mano) “No agli abbattimenti – Sì alla prevenzione” . La raccapricciante scena che si presentò quel giorno agli attoniti abitanti costituiva solo l’ultimo episodio di una lunga serie di episodi analoghi accaduti in Maremma, che aveva avuto inizio nel 2013.
Negli anni 2013-2014, infatti, erano state rinvenute, nell’entroterra della provincia. complessivamente tredici carcasse di animali ritenute appartenere a canidi, e poi rivelatisi, in undici casi, essere invece esemplari di lupo geneticamente puro.
Anche nei tre anni successivi, 2015-2017, sono state rinvenute due carcasse di lupo, tra cui quella in esame (dunque c’è stata una netta riduzione anche a seguito di una intensa attività di prevenzione e controllo svolta nel settore).
Tra tutti questi quindici episodi, a scuotere maggiormente la sensibilità della popolazione sono stati quello avvenuto la mattina del 13 febbraio 2014 a Scansano, quando, nei pressi della rotonda vicino al campo sportivo, fu ritrovata la testa mozzata di un lupo, episodio che destò allarme e sdegno in tutta la provincia e oltre; quello di poco successivo, del 27 luglio 2014, di uccisione di un lupo nel comune di Semproniano, trovato abbandonato poi nella piazza principale in occasione di una festa del paese; e infine quello del 28 aprile 2017, appunto, all’incrocio di Monterotondo.
A seguito di quest’ultimo episodio, il Gruppo Carabinieri Forestale di Grosseto, su delega della Procura della Repubblica di Grosseto, e giovandosi delle indicazioni dei vertici del Cufaa (Comando Carabinieri per la tutela biodiversità e parchi) ha avviato immediatamente un’azione investigativa ad ampio spettro, coinvolgendo tutti i propri reparti specializzati, il Nucleo investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Grosseto con i Reparti territoriali, la Sezione operativa Antibracconaggio di Roma e il Reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Roma.
Le analisi sulla carcassa, immediatamente sequestrata, eseguite dal Centro nazionale di referenza per la medicina veterinaria forense dell’lstituto zooprofilattico del Lazio e della Toscana hanno consentito di accertare che si trattava di un esemplare di lupo, strangolato con un laccio di cattura all’altezza del collo. L’animale è morto per asfissia da soffocamento, ed è stato poi scuoialo con un coltello a lama corta.
A seguito di un’immediata ed attenta ‘repertazione’, sono emerse tracce di Dna e impronte digitali, utili a tracciare un profilo genetico del responsabile e ad effettuarne eventuale comparazione.
Dopo oltre un anno dall’avvio delle investigazioni, la scorsa estate si è giunti finalmente alla svolta delle indagini, quando è stato finalmente individuato un giovane, residente nelle campagne di Riotorto, il cui Dna è risultato compatibile con quello repertato sulla scena del crimine dell’animale ucciso. Successivi accertamenti hanno poi permesso di attribuire all’indagato anche le impronte digitali lasciate sul cartello.
Dalla perquisizione aziendale, infine, e da successive ispezioni sui pascoli uttlizzati all’epoca dei fatti dal presunto responsabile. sono emersi ulteriori indizi di colpevolezza: tra questi l’individuazione di una cabina della rete del gas metano, da cui risultava mancare il relativo tipico cartello indicatore di “attenzione pericolo”, mentre, nello spazio dove originariamente si trovava il cartello, si sono rinvenuti, ancora presenti, dei lembi residui dello stesso.
Tali residui, sequestrati e posti all’esame del Ris, sono risultati coincidenti con il cartello trovato appeso contestualmente alla carcassa del lupo in esame.
Le indagini sono state condotte sotto le direttive e il coordinamento della Procura della Repubblica di Grosseto. I reati contestati sono stati quelli di uccisione di animale e di furto venatorio. Quest’ultimo reato prevede I’ipotesi di colui che svolge attività venatoria di frodo, senza avere la necessaria licenza di caccia.
È la prima volta in Italia che ad un caso di uccisione di lupo viene applicata la complessa tecnica investigativa che si usa per gli omicidi: una serie di analisi ed accertamenti condotti con le più sofisticate metodologie scientifiche. Il fenomeno del bracconaggio e dell’uccisione di animali particolarmente protetti sta assumendo, nel Paese e particolarmente nel nostro territorio, livelli preoccupanti, tanto da rendere la provincia di Grosseto oggetto di studio per la comunità scientifica, con una serie di progetti finanziati dall’Unione Europea.
La risposta delle Unità forestali dell’Arma dei Carabinieri è stata decisa e determinata, al fine di riportare la legalità in questo settore strategico per le politiche nazionali di conservazione della biodiversità.