Abbiamo ricevuto e pubblichiamo una lettera di una nostra utente, Paola Baldan, che accusa la Rsa Villa Pizzetti di Grosseto di negligenze ed inattenzioni nei confronti del compagno della madre, deceduto alcuni giorni fa.
“Il 13 marzo 2014, il signor Basileo Bellucci di Grosseto è stato portato in una struttura (la RSA “Villa Pizzetti”) (…).
E’ rimasto più settimane senza potere comunicare con mia madre, alla quale non era consentito neppure di telefonargli e senza che venisse informato della situazione nella quale era precipitato, rimanendo quindi all’oscuro di tutto, come pure mia madre.
Con l’aiuto di un avvocato e dopo una ventina di giorni è stato consentito alla signora Lina Alvini di vedere il suo compagno per un massimo di due volte alla settimana e per non più di due ore. Oltre a questo, mia madre era costretta a chiedere il permesso alla direttrice, la signora Capitani, ogni volta che veniva a trovare il suo compagno. Quando mia madre ha potuto finalmente vedere Basileo è rimasta colpita dal crollo fisico che si era verificato in appena una ventina di giorni.
Oltre all’internamento forzato e all’isolamento affettivo, il signor Basileo era stato spossessato dei propri documenti tra cui la carta d’identità, il denaro che aveva nel portafogli, il cellulare, le chiavi di casa e altri effetti personali che contribuiscono alla dignità di ogni essere umano.
Ad ogni visita mia madre non poteva che verificare il peggioramento dello stato fisico di Basileo che la supplicava di riportarlo a casa, il che generava forte stress e disagio nella signora Alvini che ha quasi 80 anni. Essa assisteva impotente alla distruzione progressiva del compagno. Mia madre ha più volte supplicato il fratello di Basileo di lasciarlo tornare a casa sua dove con l’aiuto di una badante avrebbe potuto gestire la situazione ma costui è rimasto irremovibile.
Il 16 aprile ho visto personalmente il signor Basileo durante un mio soggiorno in Italia (sono residente all’estero). Era contento di vedermi (riconosceva perfettamente tutte le persone, il che significa che l’Alzheimer era ancora ad uno stato gestibile con un po’ di buona volontà). Quel giorno avrebbe voluto che gli facessimo compagnia durante il pranzo, quindi ho chiesto il permesso alla direttrice che ha rifiutato brutalmente senza la minima spiegazione voltandosi poi senza neppure salutare. Questo rifiuto per Basileo è stato un ennesimo shock e un ennesimo grande dolore: non voleva che noi partissimo in questo modo e quindi per l’ennesima volta è stato trattenuto con la forza e la violenza. Subito dopo questa vicenda nel pomeriggio, Basileo è stato molto male ed è dovuto rimanere a letto per parecchi giorni; a mia madre è stato di nuovo impedito di telefonargli e di andarlo a trovare (non poteva neppure avere la minima informazione sul suo stato di salute). Quando le è stato finalmente concesso il permesso di rivederlo, è rimasta scioccata dall’ulteriore crollo fisico del compagno. Ed è da quel periodo (da aprile in poi) che sono cominciati i ricoveri in ospedale, i quali non avevano niente a che fare con l’Alzheimer.
Siccome la salute di Basileo si era gravemente deteriorata al punto di camminare a malapena e di dovere essere imboccato, la direttrice ha accettato che mia madre venisse più spesso e rimanesse più a lungo per assisterlo. Tuttavia a mia madre non veniva mai data la minima informazione sullo stato di salute del compagno, non veniva neppure informata dei ricoveri e della loro gravità. Veniva a saperlo per caso oppure quando recandosi a Villa Pizzetti e non trovandolo, veniva informata che il signor Basileo era stato ricoverato.
Il signor Basileo e mia madre convivevano da 38 anni, non erano sposati, ognuno avendo la propria casa, vivevano insieme alternando i soggiorni a Grosseto e a Castelnuovo Berardenga (Siena). E quando non stavano insieme si telefonavano anche più volte al giorno. Si volevano bene e non si capisce perché siano stati trattati in un modo così crudele e disumano, tenendo conto anche che si tratta di persone anziane tra cui una persona malata e sapendo quanto sia vitale per un malato di Alzheimer rimanere vicino alla persona a cui è affettivamente legato oltre ad essere trattato con dolcezza, affetto e rispetto. Un malato di Alzheimer puὸ vivere a lungo (10, 15 anni e più) con la malattia a patto che viva in un ambiente amorevole, rispettoso della dignità della persona e stimolante e non il contrario.
Il signor Basileo era sempre pieno di lividi. A mia madre veniva detto che non si trovavano le vene e quindi bisognava bucarlo un po’ dappertutto. Più volte lo trovὸ legato sulla sedia (ne è testimone anche una sorella di mia madre che l’accompagnava quel giorno).
Un giorno durante una visita mia madre trovὸ il signor Bellucci i piedi sanguinanti e le unghie cadenti (i calzini erano secchi di sangue vecchio, il che significava che questo calvario durava da giorni). Si accorse che le scarpe che gli avevano calzato erano troppo strette per lui. Chiamὸ subito la direttrice, la quale disse che come tutti gli altri malati Basileo doveva aspettare la visita del dermatologo una volta al mese. Mia madre avvisὸ allora la dottoressa Laura Bellangioli (medico di famiglia di Basileo), la quale vedendo lo stato deplorevole dei piedi del suo paziente ordinὸ subito alla direttrice che gli fossero amministrati degli antibiotici perché c’era infezione. Nessuno a Villa Pizzetti si era accorto dello stato dei piedi di Basileo e del dolore che gli impediva di fare il minimo passo (in quel periodo riusciva ancora a camminare un po’). Non si capisce una tale noncuranza e negligenza da parte degli operatori tanto più che a Villa Pizzetti i malati di Alzheimer sono solo poco più di una decina.
Le settimane passavano e la salute di Basileo peggiorava sempre di più. Quando lo vidi in agosto rimasi colpita dal dimagrimento, dallo sguardo spento e dal volto sciupato. Aveva le labbra ricoperte di croste come se se le mordesse. Perὸ era lucido perché quando ad un tratto mi allontanai per andare in bagno, lui mi cercὸ subito come se avesse paura che scomparissi nel nulla come era già successo qualche mese fa. Trovai quel giorno un uomo gravemente traumatizzato e impaurito che non riusciva più a farsi capire.
Il 22 ottobre il signor Basileo Bellucci è morto. Qualche giorno prima era stato ricoverato in gravissime condizioni e mia madre capendo che era in fin di vita aveva supplicato il fratello di farlo riportare a casa sua perché potesse morire nel suo letto. Purtroppo il fratello rifiutὸ e lo fece riportare a Villa Pizzetti. Basileo è morto senza che potesse avere la sua compagna al suo fianco, senza che mia madre potesse tenergli la mano e lontano da casa sua. Una morte assurda, crudele, incomprensibile.
Il signor Basileo Bellucci è stato derubato della sua identità, della sua dignità, e colmo dell’orrore dell’affetto di mia madre per pura volontà del fratello e della direttrice di Villa Pizzetti. Era entrato a Villa Pizzetti il 13 marzo camminando con le proprie gambe, lucido di mente anche se ammalato di Alzheimer e del tutto autonomo; ne è uscito in feretro il 23 ottobre dopo appena sette mesi dall’internamento forzato. Una denuncia è in corso”.
La replica del direttore del Distretto dell’area grossetana della Asl, Fabrizio Boldrini non si è fatta attendere:
“Abbiamo ricevuto la lettera della signora Baldan nella tarda serata di lunedì. Data l’assoluta gravità delle sue affermazioni sulle condizioni in cui sarebbe stato tenuto il compagno della madre alla residenza sanitaria di Villa Pizzetti, non abbiamo potuto fare altro che avviare un’immediata verifica su quanto riportato nella lettera, come del resto sempre avviene in questi casi. Su mandato del direttore generale, ho convocato un primo incontro oggi stesso con la responsabile della struttura e con tutto il personale variamente coinvolto (Uvm-Unità di valutazione multidimensionale, responsabile dell’Unità funzionale, coordinatore sociale del distretto).
Voglio però precisare che la struttura è sottoposta a costante vigilanza da specifici organismi, che rientra pienamente negli indicatori previsti dalla legge e che il giudizio degli utenti non è mai stato negativo, come del resto testimoniato da lettere e continue attestazioni di stima e di affetto di moltissimi familiari.
Ovviamente non entro nel merito delle considerazioni della signora sui familiari accusati di aver fatto ‘brutalmente internare’ il congiunto, ma credo sia opportuno precisare come la tutela dell’anziano, malato di Alzheimer, era stata assegnata al fratello dal giudice tutelare e che in tutte le Rsa, convenzionate o gestite direttamente dalla Asl, si accede con un percorso pubblico, a seguito della valutazione dell’Uvm, in accordo con i pazienti e i loro familiari.
Alla fine della verifica, durante la quale verrà chiarito ogni elemento della lettera, saranno presi i provvedimenti conseguenti, sia che emergano mancanze o inadeguatezze degli operatori sia che emergano elementi diffamatori, ovviamente perseguibili se non frutto di equivoci”.
Abbiamo deciso di pubblicare tale lettera per puro dovere di cronaca, anche se prendiamo le distanze dal contenuto, la cui veridicità verrà accertata nelle sedi opportune.