In programmazione a Grosseto – The Space Cinema
Cosa succederebbe se qualcuno mandasse di nascosto alle tue ex dal tuo cellulare: “Sono cambiato. Riproviamoci!”..? E’ quello che accade a Leonardo Giustini (Leonardo Pieraccioni) giornalista che si occupa di tecnologia e innovazione per il web.
Sua figlia, stanca di vedere il padre campione di un’inarrestabile rincorsa al disimpegno, decide di mandare il fatale messaggino. E come zombie usciti dalle tombe dell’amore, alcune delle ex incredibilmente rispondono all’accorato appello e quella che era nata come l’innocua provocazione di un’adolescente si trasforma in una macchina del tempo.
Per Leonardo, barricato nel fortino delle sue pigre certezze tra divano, involtini primavera e computer, sarà un emozionante e divertente viaggio nel passato e nel presente.
Tredicesimo film per Leonardo Pieraccioni ed ancora una volta è una commedia sentimentale, anche se il regista toscano ha giurato che sarà l’ultima volta. Del resto è il genere che ne ha decretato la fortuna: dopo I Laureati (1995), con Il Ciclone (1996) è cominciato un “filotto” di 12 film tutti molto simili tra loro.
Ciò che è diverso è il tempo che, inesorabilmente, passa, e Pieraccioni è ora un 53enne decisamente poco credibile nei panni dell’eterno Peter Pan costantemente coinvolto in storie e storielle, innamoramenti, cotte ed amenità del genere. E infatti la carta giocata dal buon Leonardo per questa produzione è quella di aggiungere l’amore tra un padre e la propria figlia come elemento per “rifasare” un canovaccio ormai inadeguato.
Ben presto, però, si ricade nel solito e la trama ci offre una serie di incontri con le ex, nei quali vediamo all’opera alcune attrici nostrane di talento. Se per alcune di esse il personaggio che si trovano ad interpretare consente loro di esprimere il potenziale di cui sono dotate (è il caso di Caterina Murino – Benedetta e Gabriella Pession – Elettra), per altre significa essere relegate in ruoli mediocri (Claudia Pandolfi – Fabiola, ex moglie di Leonardo e Caterina Murino – Benedetta) quando non finire in un completo disastro (Antonia Truppo – relegata nell’improbabile Fioretta).
Tutto questo carosello di incontri si risolve più in macchiette improbabili che in vere occasioni di comicità. Vero, qualche sorriso a mezza bocca qua e là viene strappato, ma quello che prevale è un certo senso di malinconia. Dopodiché il film ha un’improvvisa accelerazione che conduce, forse anche per stare nei canonici 90 minuti, rapidamente all’inevitabile happy ending.
Se son rose… ha il sapore di un prodotto malriuscito, ma al quale non si riesce a non voler bene. Pieraccioni, personaggio ormai stanco e privo di idee, ha comunque quella familiarità con il pubblico che stabilisce quasi inevitabilmente una connessione. Se avete voglia di un amarcord che sa di minestra riscaldata ma rassicurante, vedetevelo. Altrimenti le rose di Leonardo si riveleranno un’accozzaglia di spine.