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CineVisioni: la recensione di Ready Player One

di Luca Ceccarelli
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In programmazione a Grosseto – The Space Cinema ed Aurelia Antica Multisala

Nel 2045 la terra è diventata un luogo inquinato, funestato da guerre, povertà e crisi energetica. Gli abitanti versano in condizioni precarie, stipati in grossi container spogli, senz’altra evasione che il nostalgico mondo virtuale di OASIS. L’universo ispirato ai ruggenti anni ottanta, creato dal milionario James Donovan Halliday (Mark Rylance), conta milioni di login al giorno per la facilità d’accesso (sono sufficienti un visore e un paio di guanti aptici) e gli scenari iperrealistici in cui sfuggire al mondo tetro e pericoloso. La notizia della morte di Halliday arriva insieme con l’ultima, stimolante sfida lanciata dall’eccentrico creatore: una caccia al tesoro da miliardi di dollari.

L’adolescente Wade (Tye Sheridan), da sempre affascinato dalla figura del programmatore, ha collezionato informazioni sulla sua vita e il suo lavoro. Attraverso l’avatar Parzival proverà ad aggiudicarsi il premio in palio, contro i potenti nemici di una malvagia multinazionale (la IOI) e un nutrito gruppo di concorrenti senza scrupoli.

Ready Player One è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 2010 scritto da Ernest Cline, che ha anche contribuito alla sceneggiatura del film. La Warner Bros, dopo aver acquistato i diritti del romanzo, ha proposto la regia Christopher Nolan, Robert Zemeckis, Matthew Vaughn, Edgar Wright e Peter Jackson, prima di affidarla definitivamente a Steven Spielberg, consegnando al regista anche un budget da 175 milioni di dollari.

Questa cifra ha consentito alla produzione di poter investire pesantemente in effetti grafici di assoluto rilievo, che non mancano di colpire gli spettatori a partire da una scena iniziale mozzafiato. Azione, spettacolo e paesaggi affascinanti in computer graphics fanno sì che Ready Player One non passi per nulla inosservato.

Inoltre il film non fa mistero di una enorme operazione nostalgia: sono talmente tanti i riferimenti espliciti a numerosi elementi della cultura pop (giochi, film e molto altro) che è facile trovarsi in piena hype davanti a stimoli così forti per il nostro subconscio. Funziona maledettamente bene.

Una volta che questa coltre si dissolve, però, è tempo di occuparci di tutto il resto. E si scopre una trama assolutamente esile, con veri e propri “tagli” narrativi ed uno scarsissimo sviluppo di personaggi e situazioni, una prestazione a dir poco mediocre di tutto il cast e, cosa gravissima visto chi è in gioco, una regia a dir poco altalenante. Onestamente viene il dubbio che per gran parte del film Spielberg abbia lasciato la macchina da presa in mano ad uno o più stagisti. Ben presto si ha una forte impressione di assoluta mediocrità.

Restando in tema, Ready Player One è come quei videogiochi il cui video teaser ti fa salire la voglia di acquistarlo non appena uscito, salvo poi scoprire che la realtà è ben diversa dalle aspettative. Come quei giochi, questo film finirà ben presto a prendere polvere in uno scaffale.

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