In programmazione a Grosseto – The Space Cinema ed Aurelia Antica Multisala
Baltimora, 1962. Elisa Esposito è una donna affetta da mutismo, a causa della recisione delle corde vocali da bambina, che lavora come addetta alle pulizie in un laboratorio governativo dove vengono effettuati degli esperimenti atti a contrastare la Russia durante la Guerra Fredda. I suoi due unici amici sono la collega afroamericana Zelda e l’inquilino gay Giles, coi quali condivide una vita di solitudine ed emarginazione. Un giorno al laboratorio viene portata una cisterna contenente una creatura anfibia dall’aspetto umanoide: è stata catturata in Amazzonia dove gli indigeni locali la veneravano come un dio. Elisa rimane molto affascinata dalla creatura, e comincia ad andarla a trovare di nascosto portandole del cibo e insegnandole a comunicare tramite la lingua dei segni.
Il violento colonnello Strickland, nel frattempo, conduce sanguinosi esperimenti sull’uomo anfibio, e riceve dal suo superiore, il generale Hoyt, l’ordine di vivisezionarlo nella speranza che studiando la sua anatomia si possano ottenere preziose informazioni per la corsa allo spazio. Allo stesso tempo lo scienziato Hoffstetler, che in realtà è una spia russa, riceve dai suoi capi l’ordine di distruggere la creatura per osteggiare gli americani; l’uomo però è rimasto a sua volta affascinato dalla creatura (anche perché ha scoperto degli incontri tra essa ed Elisa) e chiede a entrambe le parti di lasciarla in vita per proseguire gli studi, ricevendo però rifiuti da ambo i lati. Elisa scopre del terribile destino della creatura e decide di salvarla; dopo aver vinto le reticenze di Giles, la ragazza organizza un piano per liberare l’uomo anfibio. Con l’aiuto di Zelda e Hoffstetler la fuga riesce ed Elisa accoglie la creatura in casa sua.
Guillermo del Toro, regista e sceneggiatore del film, decide di stupire con questo La forma dell’acqua. La storia è quasi surreale, così come le ambientazioni ed il contesto storico richiamano esplicitamente i B-Movies. Lo stesso aspetto dell’uomo anfibio è una citazione sfacciata delle creature di quel genere di pellicola.
Il tutto condito da una fotografia veramente curata, con una scelta di colori che in ogni dove richiamano acqua e mare, donando così a La forma dell’acqua un effetto visuale assolutamente unico.
Buona la prova degli attori, su cui svetta la prova di Sally Hawkins, già apprezzata in numerosi lavori di Mike Leigh ed anche in Blue Jasmine di Woody Allen, che le è valsa la candidatura all’Oscar.
Ciò che sembra mancare a questo film è l’affondo: non è una storia fantasy/horror fino in fondo, non è romantica fino in fondo, non riesce a mantenere un buon ritmo per tutte le due ore della pellicola.
Peccato, perché poteva essere uno dei migliori film dell’anno.
Non sarà un capolavoro, ma La Forma dell’Acqua è un film originale e di questi tempi non è poco. Se amate i B-Movie e non disdegnate una storia d’amore, anche se un po’ pasticciata, andate a vederlo e non ve ne pentirete.