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CineVisioni: la recensione di The Greatest Showman

di Luca Ceccarelli
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In programmazione a Grosseto – The Space Cinema ed Aurelia Antica Multisala

The Greatest Showman, è un biopic musicale con Hugh Jackman nei panni dell’abile intrattenitore di folle P.T. Barnum. L’astuto impresario circense, entrato in affari col giovane Phillip (Zac Efron), ha per le mani il rivoluzionario progetto di un enorme circo a tre piste, con quattro palcoscenici e ventimila posti a sedere. Gli ambiziosi uomini d’affari si lanciano con entusiasmo nella realizzazione del sontuoso spettacolo, che porta in scena nuove acrobazie e fenomeni da baraccone mai visti prima, finché entrambi non si infatuano di due giovani stelle del palcoscenico.

Phillip si perde tra i volteggi e le giravolte della sensuale trapezista Anne (Zendaya), mentre Barnum viene stregato dal dolce canto dell’artista Jenny Lind (Rebecca Ferguson), la timida soprano nota al pubblico come “usignolo svedese”, per la voce cristallina che arriva dritta al cuore.

Il film è affidato ad un regista esordiente, Michael Gracey, australiano proveniente dalla pubblicità ed artista visuale. La sceneggiatura è a cura di Jenny Bicks e Bill Condon, che ha nel suo curriculum Demoni e Dei Dreamgirls, entrambi a loro volta biopic.

The Greatest Showman si presenta fin da subito come un’immensa incensatura della figura di Barnum, presentato come eccezionale scopritore e valorizzatore di talenti. Come sappiamo, dietro la realtà dell’iniziativa imprenditoriale di Barnum, invece, ci sono anche molte pratiche di mercato border-line ed anzi spesso eticamente inaccettabili per gli standard odierni. In pratica un Superuomo del capitalismo diventa qui un uomo del popolo, per il popolo.

A tutto ciò si aggiunga una regia che non supera il compitino ed una sceneggiatura quasi imbarazzante. Le continue licenze del racconto e della timeline storica, unite ad un uso massiccio della computer graphics ed ambientazioni che danno una clamorosa idea di artefatto non migliorano di certo la situazione.

Da segnalare, invece, l’ottima prestazione degli attori principali: sia Hugh Jackman che Zac Efron, rispettivamente nei panni di Barnum Phillip Carlyle, suo socio in affari, convincono e rendono credibili i propri personaggi. Se la cavano decisamente bene a ballare e cantare. Avrebbero meritato un contesto migliore, capace di far risplendere il loro talento in una miscela più armonica. Restano invece, in questo lungometraggio, due luci nel buio.

The Greatest Showman è un film per coloro che hanno trovato Moulin Rouge! troppo vivace e composto da generi troppo diversi (dal soul, al rock al funk) e preferiscono invece delle tonalità anonime generate da un algoritmo informatico.

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