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CineVisioni: la recensione di Baby Boss

di Luca Ceccarelli
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In programmazione a Grosseto – The Space Cinema

Quando un nuovo bebè arriva in famiglia, stravolge la quotidianità di tutti i componenti, genitori e figli primogeniti. Pappa a tutte le ore, pianti e urla nel pieno cuore della notte… tutta l’attenzione dei genitori è inevitabilmente rivolta verso il nuovo arrivato. E così, il fratello, quello che fino ad un attimo prima era il figlio unico più coccolato da mamma e papà, cade in una spirale di gelosia nei confronti del nuovo arrivato.

Tim che fino a un momento prima aveva una vita perfetta con i suoi genitori si vede “rubare” tutto il loro amore da parte di Baby Boss, il nuovo bebè, che è arrivato a casa in taxi, indossando giacca e cravatta e con in mano una ventiquattrore. Un tipo al quanto sospetto agli occhi di Tim. Così la rivalità tra fratelli esplode fin da subito e verrà superata solo nel momento in cui il fratello maggiore scopre che Baby Boss è una spia in missione segreta, e che solo lui potrà aiutarlo. I due piccoli soci saranno catapultati in un’avventura stravagante e, per riuscire a sventare un complotto ignobile, saranno coinvolti in una battaglia epica fra cuccioli e bambini.

Baby Boss è (molto) liberamente ispirato al libro per bambini del 2010 di Marla Frazee “The Boss Baby”, che poi è anche il titolo originale del film. In questo caso si riduce il tutto ad una contrapposizione tra i desiderata del Baby Boss e quelli di Tim, in preda alla paura di essere rimpiazzato. Un’ottima idea per un corto Pixar, non certo per un lungometraggio da 97 minuti.

La mancanza di un tema capace di catalizzare l’attenzione per un minutaggio del genere è evidentemente nota in primo luogo agli autori, visto che il film viene infarcito di gag estemporanee, scene d’azione e pressanti citazioni cinematografiche allo scopo di risvegliare gli adulti accompagnatori dall’inevitabile torpore.

La prima reazione è “Un bimbo in un completo? Con la cravatta e l’orologio al polso? Davvero?”, la seconda è “Stewie Griffin funzionava. Dieci anni fa.”. La sensazione è che Baby Boss lotti per convincere, ahimé inutilmente. Tra l’altro, si perde il punto centrale del libro, ovvero il cambiamento delle dinamiche di coppia all’arrivo del figlio, introducendo il personaggio del fratello surrettiziamente, allo scopo forse di rendere più semplice e quindi più digeribile il conflitto.

Nella versione italiana perdiamo anche le guest stars che danno voce ai personaggi: da Alec Baldwin a Lisa Kudrow la Phoebe di Friends), passando per Steve Buscemi.

Tom McGrath e Michael McCullers sono rispettivamente un regista ed uno sceneggiatore d’esperienza, basti pensare che McGrath è il regista della trilogia di Madagascar. Stavolta, però, fanno un buco nell’acqua, forse per non averci creduto abbastanza.

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