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CineVisioni: la recensione di Fuga da Reuma Park

di Luca Ceccarelli
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In programmazione a Grosseto – The Space Cinema

Nel 2041, Salvatore e Valentino (rispettivamente Ficarra e Picone) decidono di liberarsi del padre Aldo (Aldo Baglio) lasciandolo a  Reuma Park, struttura a metà tra un luna park permanente ed una casa di riposo, nella quale imperversano un infermiere e la terribile infermiera Ludmilla (Silvana Fallisi, moglie di Aldo Baglio).

Aldo scoprirà ben presto di conoscere almeno due degli ospiti del Reuma Park: si tratta infatti di Giovanni (Giovanni Storti) e di Giacomo (Giacomo Poretti), con i quali costituiva, appunto, il trio comico “Aldo, Giovanni e Giacomo”.

I tre ben presto si trovano a parlare dei bei tempi andati, colmi di nostalgia per un passato che non c’è più. Ma un giorno, mentre sono sulle giostre, cominciano a meditare la Fuga da Reuma Park. Emergerà che il futuro, fuori dalla struttura, sarebbe decisamente migliore: Aldo ha una barca ereditata da uno zio pescatore e Giacomo dispone di una grossa somma di denaro.

Decidono così di organizzare la fuga durante la festa di Natale, ma per uscira da Reuma Park ci sarà da affrontare la prova più terribile: il tunnel degli orrori da cui nessuno è mai uscito.

Fuga da Reuma Park vuole essere un’amara riflessione sul destino dell’artista, in viaggio verso il proprio personale sunset boulevard. Ed in effetti nella prima parte del film questo appare immediatamente, tra la tragedia dell’anziano depositato dai figli per fuggire alle proprie responsabilità e il malinconico riproporre ricordi ed antichi sketch tra i tre.

Ma la pellicola si ferma qui e Fuga da Reuma Park diventa proprio ciò che tenta di parodiare. Aldo, Giovanni e Giacomo, in assoluta mancanza di idee valide, confezionano un collage di spezzoni dei personaggi che hanno regalato loro il successo, senza aggiungere nulla più che un triste revival.

Ciò che ne risulta è francamente imbarazzante: la trama è una mera scusa per tentare di rinverdire i fasti del trio attraverso i vari Huber, Rezzonico e Gervasoni, gli animali interpretati dai tre, Pdor, Dracula e persino Tafazzi, in una salsa così malinconica da far prevalere questo sentimento alla risata.

Se la sceneggiatura non lascia scampo, la regia non è da meno: banale e scontata, ma questa è una costante nei film del trio, mascherata in precedenza dalla bravura dei tre. Di Fuga da Reuma Park  si salvano solo i primi minuti, poi l’analisi fallisce e diventa un triste documentario sulla carriera di Aldo, Giovanni e Giacomo, ovvero quello che forse valeva la pena di realizzare al posto di questo film.

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