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CineVisioni: la recensione di Trafficanti

di Luca Ceccarelli
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In programma a Grosseto – The Space Cinema

Soldi facili: a chi non piacciono? E infatti David (Miles Teller, visto in Rabbit Hole ed Appuntamento con l’@more), di professione massaggiatore per ricconi di Miami, decide di sfruttare l’incontro con l’amico d’infanzia Efraim (Jonah Hill, era in Django:Unchained  e soprattutto in The Wolf of Wall Street), avvenuto ad un funerale, per entrare nel giro del commercio d’armi.

David non può immaginare cosa comporterà questa sua scelta: da un viaggio in Iraq per consegnare delle pistole Beretta, aggirando l’embargo italiano, fino al grande “affare Afgano”, nel quale i due si troveranno a vendere al Ministero della Difesa americano proiettili per AK-47 di produzione cinese, e quindi vietati, riconfezionandoli in modo da mascherarne l’origine. Il tutto in un’Albania che viene dipinta come sgangherata ed ipercorrotta.

Questo “affare Afgano”, oltre che fonte di numerosi guai, sarà l’occasione per conoscere la natura complessa di Efraim e proprio il contrasto tra David e l’amico rappresenterà l’inizio della fine per il loro strano business.

Trafficanti è la traduzione italiana del titolo originale War Dogs, termine che indica chi fa affari con le briciole lasciate dai grandi appaltatori della Difesa. Ed in effetti questa è l’idea del film, basato su una storia vera. Due trafficanti di piccolo calibro alle prese con affari più grandi di loro. In tal senso è azzeccatissima la coppia di attori: sia Teller che Hill riescono a caratterizzare ottimamente i loro personaggi, il primo in evidente imbarazzo e costretto a mentire alla moglie, il secondo esuberante truffatore pronto a tutto.

Il film riesce ad avere un buon ritmo, coprendo bene una durata forse un po’ eccessiva (oltre cento minuti) e non poteva essere diversamente, visto che Todd Phillips ha nel suo curriculum Old School, Starsky & Hutch e la trilogia di Una notte da leoni). E proprio nel curriculum di Phillips sta il punto debole di questa pellicola: l’impressione è che il regista si sia cimentato con un tema non alla sua portata, né convincente dal punto di vista della denuncia, con una trama decisamente edulcorata, né incisivo nell’ironia. Spesso si registrano forzature quasi comiche, per nulla ben inserite nel contesto.

Non manca un piccolo ruolo (ma fondamentale) per Bradley Cooper (era Will Tippin in Alias e poi esploso sul grande schermo proprio con Una notte da leoni e consacrato con American Sniper). Cooper è anche coproduttore del lungometraggio insieme al regista Todd Phillips.

Ancora una volta, purtroppo, un tema gustoso viene trasformato in una sorta di macchietta. Visto che non è un caso isolato, resta da capire se sia unicamente colpa di Phillips o se invece gli americani abbiano un problema nell’autocritica.

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