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Grosseto. «Abortire è un diritto che le donne hanno conquistato con dure lotte e deve continuare ad essere tale. Deve essere garantito e accessibile a tutte coloro che si trovano ad affrontare tale scelta», a dichiararlo è Claudia Rossi, responsabile del Coordinamento Donne della Cgil di Grosseto.
Proprio in occasione del 28 settembre, per onorare la giornata per l’aborto libero e sicuro, il sindacato intende fare il punto su un diritto che ancora, nel 2024, non risulta alla portata di tutte.
«Non dobbiamo dimenticare che i motivi di scegliere di interrompere la gravidanza sono strettamente privati, intimi – prosegue Rossi -, nessuno deve giudicare, né cercare di fare pressione affinché ci sia un ripensamento. È inaccettabile permettere alle associazioni antiabortiste di entrare nei consultori per cercare di incidere psicologicamente sulla donna, promettendo aiuto e sostegno economico, come già sta accadendo in Piemonte».
A Grosseto il servizio di interruzione di gravidanza è comunque garantito. «Nel capoluogo abbiamo la sicurezza di un medico che non è obiettore di coscienza, così come in altre strutture della provincia – dichiara Rossi –: una garanzia per il rispetto della decisione delle donne e una tutela per la loro salute».
A Grosseto, per abortire, arrivano donne da fuori regione
Un aspetto da evidenziare è che della struttura di Grosseto usufruiscono anche donne da fuori regione. «Se ci rincuora sapere che il capoluogo maremmano è vissuto come luogo “sicuro” – dice Claudia Rossi -, dobbiamo rimarcare il fatto che non è giusto che una donna debba fare migliaia di chilometri per esercitare un proprio diritto».
Quello che rassicura meno, invece, è lo stato dei consultori della provincia. «Fuori dal capoluogo, gli altri consultori soffrono di una grave carenza di personale – dice Alda Cardelli, del Coordinamento donne della Cgil Grosseto –, mancano medici non obiettori, assistenti sociali, psicologi, ginecologi. Molto del personale coinvolto nell’equipe multiprofessionale. Mancano anche gli strumenti tecnici. Alcuni consultori, al di fuori delle sedi principali di Grosseto, Castel del Piano, Follonica e Orbetello, non hanno neanche un ecografo per effettuare i dovuti controlli».
L’indice della criminalità relativo all’anno 2023 segnala che in provincia di Grosseto le violenze sessuali sono aumentate rispetto al 2022. Questo tipo di violenza rimane uno dei motivi per cui le donne si recano ai consultori per ricevere supporto. «In un momento drammatico la donna deve poter avere dalla sua parte la legge 194 – precisa Cardelli – che tutela la sua salute fisica e psicologica, nonché il percorso di interruzione volontaria di gravidanza. Difendere la legge 194 significa difendere l’attività del consultorio in tutti i suoi percorsi e mette in sicurezza la scelta consapevole e imprescindibile della donna».
«Basta “svuotare” la legge 194»
Oltre a questo dato locale, quello che preoccupa il Coordinamento Donne Cgil e Coordinamento Donne Spi Cgil, è il lento svuotamento della Legge 194, nella parte in cui garantisce l’accesso all’aborto libero e sicuro. «Si colpisce così la libertà di autodeterminazione delle donne – sostiene Laura Innocenti, del Coordinamento donne Spi Cgil Grosseto –. Si cerca di controllare il loro corpo attraverso una decisione così importante come quella dell’aborto. Allo stesso tempo, viene controllato anche il loro futuro».
«Sarebbe importante che il Governo, per la prima volta guidato da una donna, si impegnasse a non attaccare la Legge 194 – concludono le donne Cgil –. Dovrebbe lavorare invece di più per introdurre nelle scuole l’insegnamento dell’educazione sessuale, visto che l’età media del primo rapporto si è abbassata molto negli ultimi anni. Allo stesso tempo dovrebbe lavorare per creare condizioni di vita favorevoli alle donne».