Home Attualità L’Anpi celebra 80 anni di storia e commemora con i Carabinieri il Tenente Gino

L’Anpi celebra 80 anni di storia e commemora con i Carabinieri il Tenente Gino

di Redazione
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Grosseto. Nella mattinata in cui viene celebrata la fondazione dell’Arma dei Carabinieri è stata inoltre rinnovata, grazie all’invito del Colonnello Sebastiano Arena, la consueta cerimonia congiunta con il Comitato provinciale “Norma Parenti” dell’Associazione nazionale Partigiani d’Italia nel nome e nel ricordo del sacrificio di Luigi Canzanelli, medaglia d’argento alla memoria, caduto in una imboscata nazifascista a Murci ottant’anni fa, al quale è dedicata la sede del Comando provinciale dei Carabinieri grossetani.

Un’occasione per ricordare, insieme al Tenente Gino, anche il sacrificio del vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, fucilato per rappresaglia dai nazisti, e gli oltre duemila Carabinieri in servizio a Roma che furono catturati e deportati in campi di lavoro o di internamento del Terzo Reich, dei quali oltre 600 non fecero più ritorno.

La giornata dedicata al 210° anno di fondazione dell’Arma dei Carabinieri ha segnato anche la vigilia per l’Associazione nazionale Partigiani d’Italia dell’80° anniversario della propria costituzione, avvenuta a Roma il 6 giugno 1944 mentre l’Italia era ancora sotto l’occupazione nazifascista.

L’Ente Morale dei partigiani, definito anche per questa ragione “Istituzione tra le Istituzioni”, ebbe una sua rappresentanza alla Consulta nazionale i cui lavori si svolsero tra il settembre del 1945 e il referendum istituzionale dell’anno successivo. All’Anpi, nella prima assemblea legislativa dell’Italia liberata, furono infatti assegnati 16 consultori nazionali, a conferma del prestigio di cui godeva, così suddivisi: 3 socialisti, 3 democristiani, 3 liberali, 3 comunisti, 2 del Partito d’Azione, 1 del Partito democratico del lavoro ed un consultore senza appartenenze di partito. L’organizzazione dell’Anpi rispecchiava fedelmente la politica del Cln, unitaria riguardo allo scopo, e sostanzialmente federativa in relazione alla natura delle sue componenti, fondamentale punto di forza e di coesione durante la guerra di liberazione.

Nel 1971, per il venticinquennale della Repubblica, venne diffuso un importante documento contenente un significativo riferimento alle Forze Armate. In un passaggio si dichiarava: “Le Forze Armate italiane oggi possono guardare l’avvenire con la certezza di rappresentare tutta la Nazione, tutte le forze democratiche nell’ambito della lealtà costituzionale, poiché esse sono e debbono essere al servizio non di una fazione, come accadde durante il fascismo, ma di tutto un popolo”.

Durante gli anni ’70 due partigiani saranno nominati alla carica di Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Enzo Marchesi ed il generale Andrea Viglione, per poi arrivare alla storica elezione a Presidente della Repubblica, nel 1978, di Sandro Pertini, valoroso partigiano e vicepresidente nazionale dell’Anpi.

Diversi anni fa il Tribunale militare di Verona, ammettendo la costituzione dell’Anpi come parte civile in un processo relativo a stragi compiute in Italia nel 1944 da parte nazifascista, sentenziò che l’Associazione nazionale Partigiani d’Italia è “storicamente l’erede, in forma statutariamente riconosciuta, di tutti quei gruppi e formazioni che hanno costituito centro di riferimento collettivo di grandissima parte della popolazione italiana, animata dal medesimo sentimento di restituire al Paese libertà e democrazia”.

«Questo riconoscimento della continuità dell’Associazione con chi ha combattuto per la libertà – spiega Luciano G. Calì, presidente del comitato provinciale “Norma Parenti” dell’Anpi – è di grandissima importanza e di grande significato politico. Ma è anche fonte di una grande responsabilità che sentiamo nel profondo ed alla quale non vogliamo sottrarci. Nel momento in cui compiamo ottant’anni, il dovere principale che sentiamo è quello di portare avanti le finalità e gli scopi di quanti hanno combattuto o si sono immolati per la nostra libertà. Abbiamo ormai una maturità sufficiente per assolvere questo compito e per rappresentare le aspirazioni di quelle donne e di quegli uomini. Sappiamo che essi sognavano un Paese antifascista e democratico, dobbiamo pertanto contribuire a realizzare quel sogno che la barbarie ha provato a spezzare. Lo facciamo oggi, con le diverse generazioni presenti nelle nostre file, e lo faremo anche domani quando la generazione dei combattenti della libertà, purtroppo, sarà scomparsa. L’Anpi si farà garante affinché alle nuove generazioni siano tramandate quelle attese di pace, libertà, uguaglianza e giustizia sociale che sono e devono essere, con l’antifascismo, il fondamento della nostra democrazia».

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